Pietro Colagiovanni*
Il territorio: siamo in Veneto, la regione con la maggiore produzione di vino in Italia (9 milioni di ettolitrica, il 20% di tutto il vino italiano). Una regione con una diversificazione produttiva estesissima, con vini di nicchia di grandissima qualità, vini di largo consumo, denominazioni ormai nel gotha mondiale dei vini (Amarone) ma anche, forse soprattutto nota per il suo vino spumante, uno dei più conosciuti e bevuti in tutto il mondo, il Prosecco. Per numero di bottiglie il Prosecco è il vino più venduto a livello mondiale, oltre 500 milioni di bottiglie ed ha una popolarità in alcuni paesi, come Inghilterra e Sati Uniti, sorprendente ed in continua crescita. Basti pensare che in Inghilterra è nato il primo distributore automatico di Prosecco.
Oggi siamo proprio nel cuore della regione del Prosecco, nel comune di Valdobbiadene (circa 10.000 abitanti), da cui promana la Docg tra le più note Conegliano Valdobbiadene Prosecco. Ma non ci occuperemo di un Prosecco bensì di un vino frizzante, con lo stesso uvaggio, ma molto particolare e soprendente. Valdobbiadene, in provincia di Treviso è immersa nelle colline di Prosecco e Valdobbiadene, colline densamente vitate e suggestive tanto da diventare nel 2019 patrimonio dell’umanità dell’Unesco. La storia di Valdobbiadene è una storia abbastanza turbolenta specie in epoca medievale. Citata per la prima volta nel 1116 la città di Valdobbiadene ha conosciuto molti domini e nessuno di questi fu tranquillo, con assedi, distruzioni e saccheggi.
Tra i nomi dei feudatari si ricorda,a riprova di quanto esposto, la famiglia degli Ezzelini uno dei cui membri, Ezzelino da Romano, ebbe l’appellativo di terribile. Il comune conobbe una sua tranquillità e prosperità solo quando divenne parte dei domini della Serenissima di cui seguì poi le vicende storiche. L’azienda Bastia di Michele Rebuli ha sede e vigneti proprio a Valdobbiadene ed è una cantina a conduzione familiare con due secoli di storia alle spalle. Fa parte della Federazione dei Vignaioli Indipendenti, un’associazione che cerca di tutelare le piccole realtà del mondo vinicolo, specie quelle che ispirano a pratiche ecocompatibili ed eco sostenibili.
Il vitigno: questo vino frizzante è realizzato interamente con uva glera prima conosciuta come uva prosecco ma dal 2009 divenuta glera (dal nome di un suo antesignano originario del Friuli) per evitare un altro caso tokai. Resta che la glera è il vitigno del prosecco, un vitigno semiaromatico, inconfondibile nei suoi profumi fruttati, una specie di marchio di fabbrica del prosecco
Il vino: Fii Spago non è un vino spumante ma un vino frizzante. La differenza sta tutta nella sovrapressione dovuta all’anidride carbonica. Quella degli spumanti è più alta, da 3 bar in su, quella dei vini frizzanti più bassa, da 1 a 2,5 bar. Si chiama spago perchè la legatura della bottiglia è fatta tradizionalmente, non con la gabbietta per capirci, ma appunto con lo spago. Fii è il nome delle colline in cui ci sono ubicati i vitigni. Ha ricevuto il riconoscimento di vino Slow Wine. Il vino ha un bel colore giallo paglierino. All’olfatto sprigiona la nota fruttata caratteristica della glera ma, proprio per la minore pressione, è meno forte, più delicata. Al sorso è un vino di facile e molto gradevole bevibilità, molto piacevole che va a 8-10 gradi. Un vino molto intelligente, fatto bene e che è davvero perfetto con spuntini, snack e antipasti. L’unico rischio è che la bottiglia finisca troppo presto.
Valutazione: 3,75/5
Prezzo medio: 9 euro
Rapporto qualità/prezzo: favorevole
* fondatore del gruppo Terminus, comunicatore, sommellier Ais
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