Pietro Colagiovanni*
Il territorio: questa settimana siamo in Puglia, una delle regioni negli ultimi anni più interessanti per la produzione di vini. La Puglia, infatti, è la regione che produce più vino d’Italia, con 9070 ettolitri nel 2017. A questo primato quantitativo non è mai corrisposto un primato qualitativo, specie sino agli anni 70, anni di progressiva rinascita della viticoltura di questa regione. Il vino pugliese, nella sua forma sfusa, veniva destinato alle cantine del Nord dove, grazie alla sua forte componente alcolica e ai suoi colori pregni dava sostanza ai più esili prodotti settentrionali.
Il vino di questa settimana è uno degli emblemi della riscossa pugliese, il Primitivo di Manduria un prodotto ormai di caratura internazionale e di universale conoscibilità. Manduria è una cittadina di 30.000 abitanti situata nel nord del Salento ed è nota come città dei Messapi, dall’antica popolazione italica che l’abitava o, più semplicemente, città del vino Primitivo. Il suo nome infatti è ormai stabilmente abbinato con il suo pregiato prodotto enologico che ha reso Manduria famosa in tutto il mondo.
Il vino di questa settimana è di una storica cantina di Manduria, l’azienda Felline che fin dalla fine degli anni 60 ha cominciato un prezioso lavoro di riscoperta dei vitigni autoctoni locali, contribuendo alla rinascita e al successo mondiale dei prodotti di questa splendida terra. Il nome Felline si lega al territorio di Manduria. Felline è il nome di un casato medievale che si insediò nella zona archeologica di Manduria, una vasta zona a ridosso della spiaggia in cui è stato scoperto un rilevante centro abitato dei Messapi.
Il vitigno: il vino di oggi è realizzato in purezza con uva Zinfandel californiana. Il punto è che lo Zinfandel californiano altri non è che il Primitivo coltivato in Puglia e a Manduria. Su questo punto, essendo lo Zinfandel l’unico autoctono di vitis vinifera statunitense ed avendo una vastissima diffusione negli Usa e non solo, la battaglia sulla denominazione è durata anni e probabilmente è destinata a durare. Gli stessi studiosi americani ( W. H. Walfe e H.P.Olmo tra gli altri) hanno dovuto ammettere la similitudine se non l’identità tra i due vitigni In ogni caso il vino è prodotto con vitigno di origine californiana ovviamente coltivato in Puglia ma alla fine possiamo dire che sempre di primitivo si tratta. L’origine di questo vitigno, vista anche la questione sopvraesposta, è decisamente incerta. Chi dice i fenici, chi gli illiri, chi i monaci benedettini provenienti dalla Francia. In ogni caso alla metà del 700 don Francesco Filippo Indellicati, primicerio della chiesa di Gioia del Colle riscoprì tra i vecchi vitigni questa uva che maturava prima (da cui il nome) e dava un vino nero e gustoso. Ne impiantò un vigneto ed è lui generalmente riconosciuto come il vero padre del primitivo. Il vino prodotti con uve di primitivo ha colori compatti, profumi fruttati e speziati, una notevole struttura e persistenza.
Il vino: lo Zinfandel-Sinfarosa 2016 è un vino che ha trascorso, dopo la fermentazione, sei mesi in botti di rovere francesi e americane. L’alcolicità è del 15%. Il vino si presenta con un bel colore rosso rubino compatto. Al naso esprime principalmente frutta di bosco rossa, con un retrogusto di spezie senza ulteriori complessità. Al sorso si rivela un vino equilibrato, con una struttura importante, una alcolicità significativa che però trova un contraltare in una buona morbidezza . E’un vino che va abbinato con piatti a loro volta strutturati, come carni rosse alla brace o formaggi stagionati. Ma è un vino che, a mio avviso, ha una tale solidità che può essere degustato anche in solitudine, senza cibo e solo per il piacere di assaporarlo. E’un vino elegante, che esprime bene il calore e i colori della terra da cui proviene.
Valutazione: 87/100
Prezzo medio: 15 euro
Rapporto qualità/prezzo: favorevole
* fondatore del gruppo Terminus, comunicatore, sommellier Ais
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