Pietro Colagiovanni*
Il territorio: siamo in Campania, la Campania felix dei romani, una dei territori con le più antiche tradizioni vitivinicole. Grazie alla sua fertilità e alla presenza di terreni vulcanici la coltura della vite trovava infatti un suo habitat ideale. Da qui proveniva il vino degli imperatori, il Falerno. Un vino prodotto da vigne selezionate di alta qualità, nonostante duemila anni fa le tecniche di vinificazione erano piuttosto primitive. Negli ultimi decenni la Campania si è affermata in tutto il mondo per la produzione di vini di elevata qualità grazie a vitigni ormai famosi come Aglianico, Falaghina, Fiano, Greco e Piedirosso. Qui siamo nella penisola sorrentina, nome della Doc di riferimento del nostro vino.
L’azienda Iovine, produttrice di questo rosso molto particolare è un’azienda storica attiva sin dal 1890. Si trova nel comune di Pimonte, comune di 6000 abitanti ai piedi dei Monti Lattari (da cui il nome, “apud montes”, presso il monte in latino) in provincia di Napoli all’inizio della Penisola Sorrentina. L’azienda ha anche vigneti nei vicini comuni di Gragnano e Castellammare di Stabia. Si tratta di luoghi e di posti, come Sorrento, che tutti conosciamo, acclamate mete del turismo mondiale. Ma qui la storia si fa anche con i sapori e i profumi. I profumi dei limoni, i sapori della mozzarella, dell’olio, della pizza, della rinomata pasta di Gragnano e del vino, come questo sorprendente vino frizzante della tradizione quotidiana napoletana.
Il vitigno: Terra del Gragnano è un blend di tre vitigni, due dei quali di fama ormai internazionale, il terzo una chicca tutta campana, una regione che ha nei vitigni autctoni, progressivamente riscoperti e ricoltivati, un vero e proprio punto di forza. Il 60% è Piedirosso (o “Pier e palumm’” perché i pedicelli rosso del grappolo ricordano i piedi di un colombo) un vitigno di origini antichissime simbolo della rinascita enologica campana. Vitigno vigoroso a maturazione tardiva, ha note molto spiccate di frutta ciliegia e more in particolare. Il 30% è invece Aglianico, vitigno che non ha bisogno di soverchie presentazioni. Coltivato in tutto il sud di Italia ma anche in Lazio e Sardegna è un vitigno di origini molto antiche. Oggi dà vita a vere proprie eccellenze enologiche italiane, vini rossi di grandissimo spessore in Campania (Taurasi) o in Basilicata (Aglianico del Vulture). E un vitigno di grande struttura, con acidità e tannicità importante. Il 10% rimanente è una chicca campana (anche se lo si può trovare coltivato sporadicamente nel sud del Lazio). Parliamo del vitigno Sciascinoso, vitigno molto vigoroso, caratterizzato da forte acidità e pochi zuccheri, cosa che lo rende poco adatto alla vinificazione in purezza. Dà vini dal bel colore rosso rubino, con una struttura non molto pronunciata.
Il vino: questo interessantissimo vino frizzante macera cinque giorni sulle bucce e poi rifermenta in bottiglia sui propri lieviti. E’un vino che ha dietro di sé una grande storia, perchè era il vino preferito dai napoletani. “Si vis vivere sanus bibe Gragnanum”, se vuoi vivere bene bevi Gragnano recita un detto risalente al 600. Ed in effetti è un prodotto molto ben riuscito. Di un bel rosso rubino alla vista, sprigiona profumi di frutta rossa mista a sentori di viola, in un blend fine e gradevole. Al sorso è piacevolmente frizzante, ha una freschezza piena di sentori fruttati che lo rende di facile e gradevole beva. Può essere abbinato con antipasti misti di terra o di mare ma a mio modestissimo avviso è perfetto (la morte sua, si potrebbe dire) con un campione mondiale della cucina partenopea: la pizza. L’abbinamento con una pizza (va bene anche una margherita purché realizzata ad arte) è davvero eccellente. Con tutto il rispetto degli amanti della birra (che pure è un signor prodotto) qui non c’è partita.
Valutazione: 4/5
Prezzo medio: 10 euro
Rapporto qualità/prezzo: favorevole
* fondatore del gruppo Terminus, comunicatore, sommellier Ais
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