Il Parlamento Italiano nel recepire la Direttiva Europea n. 2001/77/CE col Decreto Legislativo n. 387 del 29.12.2003 ha sancito all’art. 12 che gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili vengono autorizzati in deroga alle procedure ordinarie perché equiparate a “..opere di pubblica utilità, indifferibili e urgenti..”. In pratica le imprese hanno per legge la possibilità di perseguire i profitti privati a scapito del bene comune, contro le popolazioni locali e non tenendo conto della volontà dei comuni, delle province e delle regioni, intimidite dal rischio di citazioni in giudizio per danni calcolati mediamente per decine di milioni di euro a impianto. Questo timore accanto a ritardi nell’elaborazione di atti di pianificazione urbanistica, paesaggistica, ambientale e territoriale agevola le imprese che nelle conferenze di servizi ricevono il parere positivo di tutti i soggetti interpellati, salvo rare e lodevoli eccezioni condotte da alcuni enti, e salvo il Ministero dei Beni Culturali che in solitudine ha preservato con provvedimenti di tutela, ampie aree del Molise minacciate da impianti impattanti. Basta scorrere il sito di ITALIA NOSTRA o del Comitato Nazionale del Paesaggio per verificare la quantità di Sentenze della Corte Costituzionale che hanno abrogato leggi regionali della Puglia, del Molise e di altri territori perché in contrasto con l’art.12 del D.L.vo n.387/2003. Per il Molise ricordo la legge del 2008 che salvaguardava la Valle del Tammaro ( emendamento De Matteis-Petraroia ) e ricordo le pronunce del TAR e della Quarta Sezione del Consiglio di Stato che persistentemente hanno dato ragione alle imprese contro il Ministero dei Beni Culturali, i comuni, la provincia o la regione sempre a causa dell’art.12 del 387/2003. Il problema è che in 11 anni di guasti il Parlamento ancora non cambia questa pessima norma restituendo agli enti locali e alle regioni le prerogative ordinarie di valutazione d’impatto di ogni singolo impianto. Questa consapevolezza non deve farci desistere dal dedicare ogni energia alla salvaguardia delle popolazioni e dell’ambiente. E a tal proposito, per il caso specifico delle due centrali a biomassa del Matese, il Consiglio Regionale all’unanimità ha approvato una mozione che il Presidente della Giunta ha immediatamente trasmesso al Servizio Energia per verificare ogni possibilità di riesame amministrativo delle procedure di autorizzazione. Sulla questione, stante il ruolo preminente della legge statale e vista la sollecitazione unanime di contrarietà della Regione, della Provincia e di n. 12 comuni, sussistono gli estremi per un’istruttoria in sede di Prefettura tesa a salvaguardare la volontà dei cittadini e delle istituzioni comunali, provinciali e regionale. Sul piano politico potrebbe essere utile promuovere interrogazioni urgenti al Ministro dello Sviluppo, al Ministro dell’Ambiente e ai Ministri dell’Agricoltura e degli Affari Regionali, nel mentre sul versante tecnico l’adozione del piano di zonizzazione da parte della Giunta nella seduta del 01.08.2014 potrebbe determinare l’avvio di un procedimento di verifica rispetto all’Area del Matese. C’è una parte di Molise che da dieci anni si è mobilitata contro impianti impattanti scontrandosi con la protervia di tante imprese e con una normativa nazionale da cassare con urgenza. Oggi c’è la possibilità di ampliare le alleanze e unire le forze per tutelare il Matese ed il Molise. Facciamolo insieme senza dividerci !
Tutelare il Molise e il Matese da impianti a biomasse, eolico e fotovoltaico. Si continui a unire le forze
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