Prima di esporre un fatto gravoso, mediante una denuncia da noi raccolta di Pasquale Sardella*, bisogna fare due premesse.
La prima che concerne la notizia che “La transumanza è patrimonio culturale immateriale dell’Unesco”. La tradizionale pratica di migrazione stagionale del bestiame, è stata iscritta, all’unanimità, nella Lista Rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. La transumanza quale elemento culturale, dal forte contenuto identitario, ha saputo nei secoli creare forti legami sociali e culturali tra i praticanti e i centri abitati attraversati, nonché rappresentare un’attività economica sostenibile caratterizzata da un rapporto peculiare tra uomo e natura, influenzando con la sua carica simbolica tutti i campi dell’arte. La transumanza è ancora oggi praticata sia nel Centro e nel Sud Italia, dove sono localizzati i Regi tratturi, partendo da Amatrice e Ceccano nel Lazio ad Anversa degli Abruzzi e Pescocostanzo in Abruzzo, da Frosolone in Molise, Rivello in Basilicata, Lacedonia e Zungoli in Campania a San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo e Monte Sant’Angelo in Puglia. Pastori transumanti sono ancora in attività anche nell’area alpina, in particolare in Lombardia e nel Val Senales in Alto Adige.
La seconda che riguarda l’importanza storica che ricopre il Castello d’Evoli di Castropignano. Costruito in prossimità di una struttura fortificata dei Sanniti, era un importante presidio militare a controllo del tratturo Castel di Sangro-Lucera, dove passavano le attività armentizie verso la Puglia.
La storia del castello inizia con Giovanni d’Evoli barone di Frosolone (Isernia), nobile normanno che lo costruì sotto gli Angiò nel 1362 sopra i resti della rocca sannita, anch’essa edificata sopra fortificazioni preistoriche, come dimostrano i frammenti di ceramica rinvenuti. Dopo Giovanni, Andrea d’Evoli consigliere di Alfonso I d’Aragona, ebbe il castello, e fu così importante nel Regno di Napoli che fu autore del De mena pecundum (1447), un trattato di regole per la circolazione delle greggi sui tratturi. Il castello fu ampliato, divenendo una vera residenza signorile nel 1636, quando era governato da Giambattista D’Evoli. L’ultimo ampliamento risale al 1683, nel XIX secolo fu venduto, dopo l’eversione dal feudalesimo, ad altre famiglie, che lo spogliarono degli arredi per pagare dei debiti con lo Stato, nei primi anni del Novecento risultava abbandonato, cadde velocemente nel degrado, la guerra lo danneggiç ulteriormente, e una parte franò a valle. Di recente è stato restaurato, è attualmente di proprietà della Soprintendenza dei Beni Culturali del Molise. L’anomalia di tale castello risiede nel fatto che non si erge nel centro abitato, ma fuori dalle mura, in una posizione atta a dominare sia il tratturo che la valle del Biferno. Pertanto la sua posizione ha una importanza connessa a quella dello stesso Tratturo.
Fatte queste premesse entriamo nel merito. Attualmente il Castello è visitabile solamente per due ore alla settimana, grazie al personale precario,messo a disposizione dal Comune di Castropignano. La denuncia di Pasquale Sardella è proprio questa: il castello potrebbe essere aperto al pubblico senza limiti temporali e senza l’utilizzo di personale, ripristinando il percorso al suo interno, in un luogo affascinante, gia’ munito di impianto di illuminazione, servizio di video sorveglianza e dotato di tutti i requisiti di sicurezza, attestati dal responsabile del settore della locale Soprintendenza. Un investimento di recupero, che venne fatto, di circa 3 miliardi delle vecchie lire, se consideriamo anche il fatto che è in atto questa riscoperta della regione, sotto il profilo mediatico, non si capisce il perchè non si valorizzi a dovere e non si investa in visibilità ciò che conserviamo, di interesse storico e culturale. Ma Sardella aggiunge: io attenderò un periodo minimo, se non ci sarà risposta in merito, sono intenzionato a proseguire questa mia battaglia, tenere chiuso il Castello è un reato, mi rivolgerò alle autorità competenti.
Raccogliamo questo intervento anche perchè , visto che , almeno mediaticamente, qualcosa si sta smuovendo per il Molise, almeno in visibilità, credo (ndr) che iniziare seriamente a valorizzare il territorio, ponendo attenzione a tutto ciò, ed è un patrimonio innumerevole di opere d’arte e storiche, oltre che a prodotti enogastronomici e tradizioni popolari, sarebbe la strada su cui incamminarsi per aspirare ad un flusso turistico anche in Molise. Che poi non ci sono, o meglio, ci sono poche strutture ricettive e siamo carenti di infrastrutture viarie, non è una scoperta, ma se non si inizia ad operare da qualche parte, continueremo solo a parlare ed attendere che qualcuno faccia qualcosa , demandando ad altri …. MDL
*dr Pasquale Sardella in servizio presso la Soprintendenza del Molise da 1978 al 2010, demo etno antropologo , direttore coordinatore,affidatario del castello per circa 5 anni. Autore di ricerche, studi, eventi sul castello e sui tratturi. Geometra,agrotecnico, attualmente,imprenditore agricolo.Titolare di dimora rurale vincolata ex l.1089/39;museo etnografico; albergo diffuso nel centro storico;www.lecasettealcolle.it