Secondo un’indagine di Demoskopika il coronavirus devasta il turismo italiano: oltre 40mila imprese del comparto turistico italiano –-rischiano il fallimento a causa della perdita di solidità finanziaria con una contrazione del fatturato di almeno 10 miliardi di euro.
Una mortalità imprenditoriale che si ripercuoterebbe immediatamente sul mercato del lavoro con una perdita di oltre 184mila posti, nell’ipotesi di una graduale cessazione degli effetti della crisi sanitaria e nella quasi totale assenza di provvedimenti mirati per la ripresa del sistema turistico da parte delle istituzioni ai vari livelli.
Nei primi tre mesi dell’anno ci sono quasi 7mila unità in meno, contro un calo di 6mila del primo trimestre 2019, il saldo tra le imprese iscritte e quelle cessate. Il peggiore bilancio della nati-mortalità del sistema turistico dal 1995 ad oggi.
Migliaia di posti di lavoro nel comparto turistico sono appesi al filo di un integrato piano di provvedimenti che deve sostenere il sistema a superare la crisi in tempi rapidi.
Un organico pacchetto di misure che, almeno ad oggi, stenta a vedere la luce e senza il quale sarà difficile coprire le insolvenze e scongiurare i fallimenti degli operatori della filiera.
Occorre mettere in campo un piano integrato suddiviso in alcune sezioni attuative: in primo luogo, misure di sostegno economico per gli adeguamenti sanitari necessari alla ripartenza in sicurezza (suddivisione spazi comuni per il distanziamento sociale, ammodernamento tecnologico per self-check in, sanificazione locali, etc.); in secondo luogo, occorre strutturare provvedimenti mirati a sostenere la liquidità delle imprese del comparto anche mediante finanziamenti a “tasso zero” e a fondo perduto, buoni vacanza per le famiglie o detrazione della spesa dei soggiorni, smobilizzo immediato dei crediti delle imprese verso la pubblica amministrazione oltre a modalità di sgravio fiscale e contributivo; in terzo, luogo, puntare a valorizzare i sistemi turistici regionali tempificando le azioni di promozione in relazione ai differenti gruppi di turisti (identitari, esterofili, nazionalisti e stranieri), tutto questo va realizzato in costante condivisione tra i vari livelli istituzionali per scongiurare che l’inevitabile competizione già in atto tra i sistemi turistici regionali possa generare livelli qualitativamente discriminanti.
Alfredo Magnifico