Le problematiche legate al trasporto pubblico scolastico in tempi di Covid erano state previste e sollevate dalla Rete della Sinistra in V Commissione Consiliare già a luglio 2020, quando erano state poste specifiche domande sulla situazione dei plessi scolastici cittadini e sulle modalità organizzative del trasporto a scuola per gli studenti. Questo perché ci era già allora chiaro che il luogo del contagio non sarebbero state le aule, ma gli autobus, se non si fosse provveduto ad organizzare orari, turnazioni, numero di mezzi e soprattutto sorveglianza nel terminal e nei momenti di entrata e uscita dagli istituti.
Nonostante le pressanti richieste in tal senso nulla è stato fatto, e dopo pochi giorni di apertura le scuole superiori sono state richiuse, come in tutta Italia.
Da pochi giorni la riapertura coinvolge il 50% o il 75% degli studenti, anche se non in tutte le regioni; ma siamo già in piena emergenza, con i ragazzi in sciopero per poter rientrare in aula là dove è loro vietato, e per poter stare a casa se il rientro non viene fatto nel modo giusto.
Questo perché non è stata garantita la sicurezza dei trasporti e della gestione dei momenti di entrata e uscita.
A Termoli, ma anche a Campobasso, dove sono rientrati il 75% degli studenti, abbiamo visto scene di affollamento indecente nel terminal, sugli autobus, specie extraurbani, al momento di entrare e uscire da scuola. Quello che avevamo previsto a luglio si è puntualmente verificato; attualmente se ne sta discutendo di nuovo in V Commissione, e per ora non sembrano all’orizzonte cambiamenti di rotta, nonostante le proteste, i video, le foto, inviate da genitori e ragazzi.
Ripetiamo ancora una volta che è urgente:
– convocare la società gestore del trasporto pubblico;
– esigere aumento dei mezzi a disposizione e rigoroso rispetto dell’occupazione del 50% dei posti;
– diversificare gli orari, studiando una tabella che preveda l’arrivo di un altro mezzo dopo pochi minuti se il primo non consente la salita di tutti gli studenti in coda;
– prevedere presenza costante di un addetto a bordo per il controllo, sanificazione ripetuta e accurata, personale per gestire i momenti di salita e discesa.
E, aggiungiamo per inciso, pretendere rispetto dei diritti dei lavoratori, in protesta da diversi mesi.
Con questi stessi punti fermi, studiati accuratamente in un tavolo congiunto tra Regione, Comuni, direzioni scolastiche, ditte autotrasportatrici, polizia urbana, associazioni di protezione civile e volontariato, la Toscana ha fatto ripartire in sicurezza tutti i suoi istituti superiori ed ora punta ad arrivare al 75% della didattica in presenza. Ieri è stato fatto il bilancio dei primi 15 giorni di questo sistema, e i contagi sono risultati irrisori, consentendo la continuazione dell’attività didattica in sicurezza.
Pur con tutte le differenze tra le due regioni, si potrebbe provare a seguire questo esempio concreto e vincente, avendo l’umiltà di chiederne i dettagli, per copiarlo adattandolo alle nostre realtà.
E non ci si venga dire come al solito che non ci sono fondi: tra Comune e Regione si devono trovare, si devono esigere con determinazione. E si deve essere in grado di alzare la voce con il concessionario dei trasporti, che continua a ripetere che va tutto bene, che non ci sono criticità e che non servono corse aggiuntive.
Così come si deve essere capaci di raccogliere numeri e dati relativi alle corse, al carico di presenze giornaliere, alle condizioni di igiene e sanificazione, alla reale situazione del terminal bus, alla presenza di dispositivi di igienizzazione e di segnalazione di distanza sul terreno, alla presenza o meno di polizia urbana per i controlli nelle ore di arrivo e partenza degli autobus scolastici urbani ed extraurbani.
Solo dopo aver raccolto queste informazioni si può studiare un piano organizzativo serio, capire quante persone servono per garantire sicurezza e calcolare i costi. Che non sono del resto da considerare come passività, ma come investimenti per il futuro; e sacrosanta restituzione ai nostri ragazzi di almeno una parte dei diritti che sono stati loro sottratti: quelli ad un’istruzione decente, ai rapporti umani in sicurezza, all’interazione sociale che solo la scuola può mettere alla base di una crescita completa, all’inclusione di tutti, abili e diversamente tali.
Se tutto questo è considerato in Molise di scarsa rilevanza, bisogna almeno avere il coraggio di dirlo, senza nascondersi dietro il mantra vigliacco del “ci sono altre priorità” e del “non abbiamo personale, non abbiamo soldi”.
Buona amministrazione su questo tema significa governare intervenendo sulle criticità, smettendo di cercare la soluzione più facile, e più ingiusta, di tutte: chiudere le scuole, o tenerle aperte esponendo a rischi gli alunni.
TERMOLI BENE COMUNE – RETE DELLA SINISTRA