Non è un argomento facile da affrontare a causa dei pregiudizi ma soprattutto l’eccessiva “etica bacchettona” che contraddistingue il nostro Paese, eppure il lavoro che è stato compiuto in Italia nell’ultimo decennio, ha determinato un notevole incremento del numero dei trapianti di organo effettuati su tutto il territorio nazionale. Il tutto in considerazione che il numero di espianti e d’impianti è salito da cinque per milione di popolazione degli anni Novanta a ventuno per milione, anche se c’è una grande disparità tra il Sud e il Nord del Paese. Questa è, la fotografia scattata sui pazienti in attesa di trapianto e su com’è possibile migliorarne le condizioni di vita. Argomento che è stato al centro di un meeting svoltosi a Napoli, alla Città della Scienza, durante il XX NephroCare Annual, dove sono state messe in evidenza soprattutto le percentuali che ineriscono alla materia. Per il Presidente della Società Italiana di Nefrologia Gesualdo Loreto “Il divario che divide il territorio nazionale è da attribuire a diversi fattori. Il principale riguarda, la sensibilità della popolazione alla donazione e la conseguente opposizione dei familiari al prelievo di organi, tant’è che il valore medio delle opposizioni si aggira intorno al 35%: Opposizione rilevabile dai dati ottenuti dalle singole regioni, in cui è evidente il divario esistente tra territori come la Lombardia (17%) e la Calabria (60%). Tuttavia dobbiamo registrare grande collaborazione tra settore privato e pubblico che fa diminuire la forbice del divario. Collaborazione che vede quarantadue strutture private di Nefrologia ed Emodialisi collegate in rete, che assistono in Italia in otto regioni, Lombardia, Lazio, Molise Marche, Puglia, Campania, Calabria, Sicilia, oltre 2000 pazienti in dialisi, l’80% dei quali in lista d’attesa di trapianto di rene, anche perché il trapianto renale è in grado di garantire non solo una migliore qualità della vita, comparato con il trattamento dialitico, sia esso extracorporeo o peritoneale, ma anche un aumento di durata della stessa anche se esiste, ancora una grande distanza tra l’attività di trapiantologia nelle varie nazioni, e le varie regioni di una stessa nazione”. Affermazioni rafforzate da Alessandro Nanni Costa, direttore generale del Centro Nazionale Trapianti dell’Istituto Superiore di Sanità, che, nello stesso ambito, ha illustrato i dati del Centro Nazionale Trapianti in Italia, da cui emerge un incremento dell’attività di trapianto che supera il 30%. Percentuale che fa ben sperare in direzione di una nuova ottica in materia di trapianti che annualmente, anche se le cifre sono ancora basse, vede salvare sempre più pazienti che, senza la sensibilità altrui, non avrebbero alcuna change di vita. La quale, è sempre più compromessa a causa dell’aumento delle patologie che colpiscono gli organi vitali che, con un semplice gesto di altruismo potrebbero essere, senza alcun dubbio, recuperati alla loro funzionalità e di conseguenza più vita per il paziente da non considerare una cavia da esperimento ma persona parte integrante del sistema Italia.
Massimo Dalla Torre
Trapianti, nonostante i dati bassi, l’Italia è in netta ascesa
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