“La soddisfazione è tanta, siamo tutti emozionati. Vediamo parte dei nostri sacrifici ripagati e, in questa giornata, pensiamo a nonno Felice, il capostipite di quella che è la nostra transumanza oggi e a zio Antonio”.
La famiglia ovviamente è quella dei Colantuono di Acquevive di Frosolone, Molise, custodi secolari della transumanza. La soddisfazione è invece per il riconoscimento ufficiale di questa antica pratica agropastorale nella lista del Patrimonio Intangibile dell’Umanità.
Alla votazione totalmente favorevole dei tecnici Unesco, mancava il verdetto finale, quello più importante, ovvero l’approvazione dei 24 Paesi (dei 195 totali) che si sono riuniti nel Comitato Intergovernativo per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Intangibile dell’Umanità, che si sta tenendo in Colombia.
Questi i Paesi chiamati al voto: Armenia, Austria, Azerbaijan, Camerun, Cina, Colombia, Cuba, Cipro, Gibuti, Guatemala, Jamaica, Giappone, Kazakhstan, Kuwait, Libano, Mauritius, Olanda, Palestina, Pilippine, Polonia, Senegal, Sri Lanka, Togo e Zambia.
Carmelina Colantuono ha seguito l’iter della candidatura dal primo giorno. “Dieci anni fa a Campobasso ne abbiamo parlato per la prima volta, poi, un passo dopo l’altro, e con il supporto di tanti territori italiani, Paesi europei e un pool di esperti coordinato dal Professor Pier Luigi Petrillo, si è arrivati a Parigi per formalizzare la richiesta di candidatura ufficiale. Con Nicola Di Niro, direttore di Asvir Moligal (supportata da Geaco Srl), l’Agenzia che ha curato parte del lavoro di raccordo, abbiamo fatto il possibile per regalare questa gioia alla pratica della transumanza e al Molise. L’impresa è stata possibile solo grazie al partenariato che ha coinvolto tanti territori italiani, dalle Alpi al Meridione, che condividono con noi la pratica della transumanza. Senza unità d’intenti non avremmo mai ottenuto questo risultato. Ringraziamo perciò tutti quelli che ci sono stati vicini. Parlo delle istituzioni romane che hanno fatto tanto”.
Poi la cowgirl e imprenditrice molisana torna al momento della pronuncia dell’Organizzazione per l’Educazione, la Scienza e la Cultura delle Nazioni Unite: “Abbiamo seguito tutto da casa, lontani 9mila chilometri dal Comitato, tra collegamenti WhatsApp che saltavano e notizie frammentarie online. Nicola Di Niro, da Bogotà, ci informava quasi minuto per minuto. Lui ha fatto un lavoro enorme in questi anni. Gli vanno riconosciuti dei grandi meriti. Per fortuna è andata nel verso giusto e ne siamo fieri visto l’impegno che abbiamo profuso. Avevamo bisogno di questa notizia, l’ultimo periodo non è stato facile per noi”.
La transumanza dei Colantuono si svolge nell’ultima settimana di maggio. Una lunga carovana di centinaia di bovini e decine di mandriani, da San Marco in Lamis, dove il Gargano accoglie il Tavoliere delle Puglie, ad Acquevive di Frosolone. 180 chilometri in quattro giorni, dormendo vicino al fuoco o nelle chiesette che si incontrano lungo il cammino, sui vecchi tratturi, le autostrade verdi, che in alcune zone del Molise offrono ancora la maestosità della larghezza originaria, i famosi 60 passi napoletani, circa 111 metri.
L’ultima edizione è stata seguitissima dai media mondiali: ben tre pagine sul grande New York Times, servizi al tg di France 2, un lungo reportage sulla storica rivista tedesca Stern (12 foto, 11 pagine) e altri contributi importanti.