L’evento si si svolge ogni anno la sera del 12 giugno. Secondo la tradizione vengono accesi in diversi punti del paese dei fuochi intorno ai quali gli abitanti di quel quartiere si riunicono ed insieme gustano il piatto tradizionale ‘sagntelle e cic’ ( pasta fatta in casa condita con ceci, olio e pepe) . Per tradizione le famiglie offrono il proprio cibo a coloro che abbiano voglia di partecipare alla loro cena come segno di devozione al Santo. Infatti la tradizione popolare anticamente voleva, che in alcune occasioni, proprio per onorare il santo si offrisse cibo a chi era povero. Nel corso della serata il Parroco del paese passa a benedire tutti i fuochi , con una processione e una statua del santo. In tempi passati il giorno dopo venivano benedette pagnottelle di pane che si distribuivano alla famiglie dl paese, oggi qualche famiglia mantiene viva anche questa tradizione. La festa verrà successivamente celebrata nei giorni 3-4-5 luglio p.v., periodo in cui grazie al Comitato Festa arriverà a Petrella la reliquia di Sant’Antonio accompagnata dal custode Padre Marini.
Sant’Antonio Abate (Qumans, 251 – deserto della Tebaide, 17 gennaio 357) è considerato uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa e fondatore del monachesimo cristiano, protettore degli animali e guaritore.
I falò , che in alcuni paesi vengono accesi il 17 gennaio ed in altri, come Petrella il 12 giugno, sono legati ad una leggenda. Antonio, volendo rubare il fuoco al demonio per riscaldare gli uomini, introdusse un maialino nell’inferno che suscitò un tal putiferio da indurre i demoni a pregare Antonio di riprenderselo. Con la bestiola il Santo prese anche il fuoco mediante il quale incendiò una catasta di legna capace di riscaldare un intero villaggio.