Antonio Federico è persona che si discosta, in modo categorico ed evidente, dalla pletora di politici e politicanti che imperversa nei palazzi politico-istituzionali del Paese. Il parlamentare è colto, parla e scrive bene, fa un uso corretto del congiuntivo e delle strutture sintattiche della lingua italiana, è garbato e pacato nei modi e nei toni, svolge onorevolmente il suo mandato, sui social non si atteggia ad adone dei video ed è sempre continente nell’uso dei post.
Proprio per queste sue virtuose peculiarità, che lo elevano dalla massa, non si comprende bene per quale ragione manifesti avversione nei confronti della Regione Molise e del suo presidente, a meno che non si voglia ipotizzare che tale comportamento sia ascrivibile ad un probabile cruccio legato alla sconfitta elettorale di Andrea Greco, enfant prodige del Movimento in Molise, che lo stesso Federico, in qualità di capogruppo, aveva assunto nel Gruppo consiliare dei Cinque Stelle a Palazzo D’Aimmo nella passata legislatura e sul quale aveva riposto più di un’aspettativa di vittoria.
Siamo, ovviamente, nel campo delle supposizioni, ma non è un caso se all’indomani del risultato delle ultime elezioni regionali, nonostante gli appelli rivolti a Federico a collaborare per il bene del Molise e della sua gente, il parlamentare pentastellato abbia dato inizio alle sue personali “crociate” contro l’Ente Regione e Donato Toma, alla stregua di un impavido cavaliere templare e al grido “i molisani lo vogliono”.
La prima crociata Federico l’ha condotta contro la compatibilità tra la carica di presidente di Giunta regionale e quella di commissario ad acta dal Piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario. È noto il pressing che ha fatto sulla ministra Grillo, espediente, però, marginalizzato negli esiti dall’azione insistente e preponderante, esercitata sullo stesso esponente del Governo, dal vicepremier Di Maio per via della questione De Luca, il presidente della Regione Campania anche lui commissario ad acta alla sanità.
C’è voluta una legge, dall’iter tormentato, per arrivare a sancire l’incompatibilità e, comunque, si è in attesa del giudizio dei vari organismi giurisdizionali che dovranno pronunciarsi sul caso.
La seconda crociata riguarda il tema del dissesto idrogeologico nel Molise, rispetto al quale, è il caso di dire, il parlamentare ha preso un granchio. L’importo di 9,86 milioni di euro assegnato alla Regione Molise, infatti, non è stato definito in relazione agli eventi calamitosi verificatisi nei mesi di ottobre e novembre dell’anno 2018, come prospettato da Federico, bensì con riferimento alla ricognizione dei fabbisogni relativi al patrimonio pubblico, al patrimonio privato e alle attività economiche e produttive, fatta a seguito degli eventi calamitosi del gennaio 2017.
Sul movimento franoso che interessa da anni il comune di Civitacampomarano si è incentrata l’ultima crociata, in ordine di tempo, di Federico, sebbene vi sia ragione di credere che ve ne possano essere altre, atteso lo spirito indomito del parlamentare.
Qui si è sfiorato, addirittura, l’incredibile, perché non solo sono stati mossi rilievi su un presunto immobilismo da parte della Regione Molise che, prove alla mano, non è dato rilevare, ma è stato chiesto al premier Conte di valutare l’opportunità di sostituire Toma nell’incarico di commissario regionale per il dissesto idrogeologico. Siamo, insomma, alle solite: analogamente a quanto è accaduto per la vicenda del commissario ad acta per la sanità, è stato chiesto l’intervento dall’alto per battere l’avversario politico, come i templari invocavano l’aiuto di Dio per sconfiggere il nemico sul campo di battaglia.
In verità, il problema di Civitacampomarano è stato sempre seguito dall’Ente Regione per cercare di acquisire le conoscenze scientifiche minime del fenomeno franoso, in modo da allineare gli interventi definiti con le decisioni dei singoli abitanti sulle scelte da fare sul patrimonio personale danneggiato. Nei giorni scorsi, peraltro, si sono concluse le verifiche degli indicatori caricati sulla piattaforma ReNDiS, per cui è auspicabile che, entro la fine del mese, siano validati tutti e venga formalizzata la richiesta completa di interventi per l’attivazione del Piano operativo, con l’aggiunta di ulteriori risorse pari a 14,1 milioni di euro, tra le quali è ricompreso anche l’intervento su Civitacampomarano. Con buona pace, si spera, dell’onorevole Federico.
Metafora e allegoria a parte, la storia racconta che le crociate furono un’avventura fallimentare e finirono col tradire lo scopo per le quali erano nate, Gerusalemme non venne mai definitivamente liberata, alternando sovrani cristiani a sultani musulmani, e i templari, dopo un periodo di splendore, furono spazzati via in una notte da Filippo il Bello, re di Francia».
Donato Toma