di Stefano Manocchio
Abbiamo visto come vi fossero nella società che ha gestito il basket campobassano negli anni d’oro alcune figure ricorrenti, citate più o meno da tutti gli intervistati; naturalmente ve ne erano anche altre, ad iniziare da Maurizio Fiorilli. Addetto stampa, come ‘incarico’, in effetti come tutti si occupava di più cose, senza tirarsi indietro anche su compiti di ‘manovalanza’ (societaria s’intende). Con lui abbiamo parlato soprattutto degli eventi che hanno portato il basket campobassano dalla Promozione regionale alla serie B. Conoscendolo da una vita, mi sono permesso di usare nelle domande la forma confidenziale.
Quando sei entrato nel ‘roster’ societario?
“Praticamente dall’inizio. La squadra vinse lo spareggio per accedere alla serie D e ci riunimmo con l’indimenticato amico Carlo Antonelli per vedere cosa fare; le risorse erano insufficienti e ci tassammo per piccole somme ad integrazione. Antonio Varrone e Sergio Di Vico, che un po’ erano il ‘motore’ di quel gruppo, si accordarono con il compianto Ugo Storto e riuscirono a far arrivare a Campobasso Pizzirani, Milillo e Salvatore, poi anche Pagliuca. Sono stati anni incredibili ed io ho seguito tutti gli eventi rimanendo in società per tutto il periodo fino ai fasti della serie B e purtroppo vedendo anche l’epilogo negativo, con la cessione del titolo al Pozzuoli”
Come era strutturata la società e quale fu la formula vincente?
“Antonio e Sergio avevano i rapporti diretti con la finanziaria e con gli imprenditori che hanno dato una mano, coadiuvati anche da Sandro Sardelli, noi altri 4 o 5 a completare il quadro societario ed a dare una mano per la logistica. Io oltre al compito per i rapporti con la stampa, insieme a Luciano Di Vico mi occupavo delle trasferte. Era un periodo pionieristico e i primi anni guidavamo anche il pulmino della squadra. In quel periodo fu importante l’apporto finanziario dello sponsor Foreste Molisane, che tramite Pasquale Fornaro ci venne incontro e permise il primo salto di qualità. Poi arrivarono contributi importanti da Carlone per La Molisana e ci fu l’era del grande presidente Franco Di Placido, figura indimenticabile ed importante per tutto il movimento cestistico cittadino in quel periodo, sempre presente e disponibile; ma anche i fratelli Falcione ci diedero una mano importante. Ci sono stati imprenditori illuminati e per questo motivo siamo riusciti ad ottenere risultati così importanti. Sergio poi ha fatto apprezzare la società anche nel livello nazionale, dove tutti ci riconoscevano grande serietà; non a caso a Campobasso sono arrivati i vari Servadio, Mossali, Trotti, Pastorello e altri, che erano di un livello e di categorie superiori”.
Hai detto della logistica
“Il palazzetto ospitava la pallavolo con la forte squadra della Molise Dati e il basket, che avevano dimensioni di campo differenti; allora si dovevano di volta in volta ‘spostare’ alcune tribunette e lo abbiamo fatto anche noi. Non era facile seguire la logistica, le richieste dei giocatori, l’organizzazione delle trasferte ed è stato un lavoro duro ma ricco di soddisfazioni”.
Pensi ancora a quel periodo o l’hai rimosso?
“Ci penso tanto perché è stato un periodo bellissimo, che è terminato poi con la profonda delusione, quando il Comune e le istituzioni non riuscirono a darci garanzie per la costruzione di un impianto adeguato alla categoria e non arrivò alcun aiuto pubblico; vennero meno le risorse per mandare avanti il discorso. E’ stato un periodo incredibile, con calcio, basket e pallavolo tutti a grandi livelli. Il pubblico si spostava da un campo all’altro e l’entusiasmo era alle stelle. Indimenticabile davvero!”
Pensi che si possa ricostruire qualcosa del genere in futuro?
“Credo che sia difficile per il momento. Adesso c’è il basket femminile fortissimo; Rossella Ferro ha costruito qualcosa d’importante con grande impegno e professionalità, impiegando anche risorse ingenti ed è totalmente impegnata in ciò. Credo che neanche una società con questa forza possa od abbia intenzione di mandare avanti un discorso in parallelo con una squadra maschile. Non vedo altre persone disposte a fare i nostri sacrifici di allora; l’ultimo è stato Franco Mancini ai tempi della serie C. E’ vero che i costi rispetto ad allora sono inferiori e di molto, ma la situazione economica delle imprese non favorisce certo un discorso in tal senso. Solo una potenza economica come La Molisana sarebbe in grado, ma come detto credo che sia un impegno troppo gravoso anche dal punto di vista organizzativo oltre che economico mandare avanti due squadre ai massimi livelli. Si dovrebbe ricostruire prima il settore giovanile e seguirlo adeguatamente per creare le basi del rilancio. La Magnolia ha avuto il merito di ricreare il clima di allora ma nel basket femminile; sarebbe difficile aggregare la società civile anche in quello maschile. Noi ci riuscimmo ma molto è cambiato da allora”.
E anche questa volta si sono riaperti, per intervistatore ed intervistato, grandi e bei ricordi!
Ringrazio il Comitato Regionale del Molise dell’Associazione Nazionale Stelle e Palme al Merito Sportivo che, nella persona di Michele Falcione, mi sta dando un grande aiuto nel contattare i personaggi che poi andrò ad intervistare.