di Stefano Manocchio
Una delle abilità della società che per alcuni anni ha gestito la stagione dorata del basket maschile campobassano è stata di saper amalgamare il gruppo di giocatori ‘stranieri’ con quelli molisani; nel tempo sono entrati nei ranghi di quella squadra così forte i vari Sabatelli, Cefaratti, Brienza, Perrone, Filipponio, Maj, Basso Lanzone, Corazza, Del Sole ma anche Bilotta, Romolo ed altri ancora; con loro anche allenatori ed assistenti locali come Di Marzio, Ladomorzi e Anzini.
Mimmo Sabatelli entrò nel gruppo quando la squadra già giocava su livelli alti, dopo aver praticato vari sport e nell’anno dello spareggio con il Teramo, dove peraltro aveva giocato. Ricorda come arrivò in prima squadra.
“Ho avuto la fortuna di giocare nelle giovanili del Nuovo Basket Campobasso; mi vide Maurizio Martinoia e mi aggregò alla prima squadra. Così iniziò quell’esperienza bellissima ed indimenticabile, che arrivò fino alla serie B d’Eccellenza. Dalla juniores ad un campionato nazionale di assoluto valore!”. Per sua fortuna (se così si può dire) gli fu evitato di assistere anche all’epilogo di quella bella storia, conclusa però con la cessione del titolo al Pozzuoli, perché andò via l’anno prima. La sua carriera è proseguita prima a Pescara e poi con il ritorno a Campobasso, con il Cus e con il Ferentinum; continua da allenatore, in prima linea nel campionato di A1 femminile alla guida della Magnolia sponsorizzata La Molisana.
Quale è stata la ‘ricetta’ del successo del basket maschile campobassano in quegli anni?
“Sicuramente una compagine societaria importante, composta da persone brave a gestire la difficile campagna acquisti; sono tanti i giocatori forti arrivati a Campobasso. C’è anche da considerare che si era creata una combinazione fortunata e bella di storie di successo in vari sport: Campobasso era agli onori delle cronache anche nazionali per calcio, basket, pallavolo e pallamano; si giocava contro squadre titolate come Siena, Rimini, Trieste ed altre e questo stimolava a far bene. Si era creata una situazione che permetteva qualcosa di indescrivibile e abbiamo sfiorato la serie A, non bisogna dimenticarlo. L’ambiente era certamente affettuoso e questo giovava al morale”.
Come sintetizzare le emozioni vissute?
“E’ stato certamente un sogno vedere il mio nome e quelli di altri amici sul tabellone segnapunti in campionati così prestigiosi. Una emozione grande, indescrivibile”.
C’è un episodio su tutti che vuoi ricordare?
“Il ritiro a Campitello Matese segnò la mia prima avventura in prima squadra; Flavio, Alberto ed Alfio (quindi Pastorello, Gatti e Romito) mi coccolavano e Flavio, vedendo che ero teso mi rassicurò. Voglio ricordare anche il corteo di pubblico e le macchine strombazzanti dopo la promozione in B dì Eccellenza; eravamo a tavola al ristorante ‘da Mario’ ed il coro dei festeggiamenti arrivò lì. Non posso anche dimenticare l’esordio di serie B contro il Pordenone: in quella partita segnai 7 punti in sei minuti”.
Quali invece i motivi che hanno portato alla cessione del titolo?
“Probabilmente incise il fatto di non poter realizzare un nuovo palazzetto; il presidente Di Placido a quel punto iniziò a mollare, forse iniziavano a mancare le risorse e fu ceduto il titolo”.
Si può ricreare quel clima vincente intorno alla squadra e ripetere quei successi?
“Il maschile è difficile e forse adesso mancano i presupposti. Tra gli obiettivi della Magnolia c’è anche di riprendere un discorso sul settore maschile e giovanile, ma è fuori di dubbio che al momento l’interesse sia tutto spostato a favore del settore femminile. Con la Magnolia siamo ai massimi livelli, in campionato ci sono squadre come Schio, Ragusa e Venezia e proprio contro Venezia, oltre che contro Bologna abbiamo addirittura vinto. Abbiamo anche vinto la prima di Coppa e siamo stati eliminati solo per differenza punti; si parla di noi, abbiamo un pubblico numeroso e dobbiamo continuare a lavorare. L’esperienza giovanile nella pallacanestro maschile e questa da allenatore in quella femminile sono state e sono entrambe emozionanti, indescrivibili”.
Hai dei rimpianti, qualcosa che ‘manca’ nella tua carriera sportiva?
“Nessun rimpianto, la pallacanestro mi ha dato tanto e ricordo momenti e persone importanti per me. Il mio sogno adesso è di poter ridare quello che ho avuto e far rivivere il mio sogno ai giovani, toglierli dalla strada e tenerli occupati in palestra”.
Hai mantenuto rapporti con qualcuno dei giocatori di un tempo?
“Mi sento con Pastorello, e Maj: Romito, Pastorello e Gatti sono stati importanti per me, mi sono stati vicini anche in un periodo difficile quando dovetti fermarmi per un problema di salute. Anche l’occasione della partita del cuore (quella, nel 2012, delle ex-glorie rossoblù, ndr) è stata importante e bella, ho rivisto tanti di loro”.
Mimmo continuerà a tenere alta la bandiera di Campobasso, attraverso la squadra della Magnolia; ma certamente manterrà sempre vivo e forte il ricordo del bel periodo giovanile.
Ringrazio il Comitato Regionale del Molise dell’Associazione Nazionale Stelle e Palme al Merito Sportivo che, nella persona di Michele Falcione, mi sta dando un grande aiuto nel contattare i personaggi che poi andrò ad intervistare.