Un successo l’iniziativa che ieri sera c’è stata a Campobasso, nella sala degli incontri dell’incubatoio in via Monsignor Bologna, aperta da un intervento del Prof. Rossano Pazzagli, al quale ha fatto seguito il mio, quello di Maurizio Marino, giovane promotore di una fattoria sociale a Montemitro e di altri, a tutt’interessanti, del pubblico presente.
Al centro della riflessione, il territorio, che, a partire dalla nascita del movimento “NO Stalla, Sì Molise Bene Comune” e dalla sua vittoria con la rinuncia della Granarolo, la più grande industria del latte, a realizzare nel Molise una stalla esagerata (12.000 manze bisognose di uno spazio pari a 100 ettari di terra e acqua necessaria per una paese di 120.000 abitanti), ha fatto capire che non può essere più dimenticato o tenuto ai margini. E’, questo bene comune, un capitale da spendere e da mettere in giro per renderlo patrimonio di un nuovo pensiero politico.
Un territorio colpito, emarginato, distrutto dal modello di sviluppo attuale se è vero, com’è vero, che solo in Italia in meno di 20 anni ben due milioni di ettari di suolo fertile sono finiti sotto il cemento o l’asfalto e che il 16% delle campagne è sparito, cioè ha smesso di produrre cibo, la nostra prima energia pulita. La situazione non è migliore a livello globale con miliardi di ettari di risorse naturalii che spariscono ogni anno.
Tornando alla realtà italiana c’è da dire che ogni secondo spariscono 8 m² di territorio, come dire 11 ettari, l’ora, 2.000 la settimana, 8.000 ogni mese, cioè circa 100.000 ettari ogni anno, che, con la bella idea di “Sblocca Italia”, i finanziamenti per nuove case, e non per il recupero dei centri storici, raddoppieranno invece di essere salvati dall’abuso e furto.
In questo modo il governo Renzi e i suoi padroni pensano di “Nutrie il pianeta” aprendo fra poco più di un mese l’Expo di Milano, nelle mani ormai delle multinazionali.
Bisogna rimettere insieme, visto che operiamo nell’orizzonte della crisi di modello, quindi strutturale, quello che oggi è solo apparentemente connesso: cultura e politica; città – campagna; nord – sud, etc..
Cioè vedere e operare, attraverso la coscienza del luogo (non è alternativa alla coscienza di classe ma l’una che comprende l’altra), per vedere come trovare percorsi, anche se all’inizio solo sentieri, soluzioni e nuovi modelli di sviluppo alternativi a quello attuale che, sia chiaro, non è il solo possibile.
E il patrimonio territoriale è una grande opportunità di rinascita che ci riporta all’identità, alle possibilità di programmare e costruire il futuro del Nostro Molise, del nostro Paese.
Un modo anche di rappresentarlo e di tenerlo ben tutelato perché solo così è possibile valorizzarlo e dare spazio alle possibili attività, in primo luogo il valore della campagna nella sua duplice espressione, agricola e rurale, cioè di attività produttiva e di aggregazioni di luoghi, persone, ambienti. L’agricoltura quale perno capace di far girare e vivere un nuovo tipo di sviluppo, all’insegna della sostenibilità e della sobrietà per chiudere con lo spreco. In primo luogo con lo spreco di territorio, sapendo che senza di esso non c’è possibilità di sviluppo.
Basti pensare al cibo, all’acqua, all’aria, cioè a quelle che sono fonti vitali; al bisogno di arrivare alla sicurezza alimentare affermando la sua sovranità.
Chi sta lavorando per forme nuove di aggregazione e per un rilancio della politica, per un nuovo tipo di sviluppo, necessario e urgente se non si vuole far cadere il Paese nel baratro creato dal fallimento del sistema, deve tener conto del valore e del significato del territorio, del suo stretto legame con uno sviluppo e una programmazione possibili, un rilancio della partecipazione e dei valori della democrazia per renderla sostanziale e non apparente come quella che viviamo.
Molto di quello che ho riportato è il contributo, come sempre prezioso, dato da Pazzagli nel suo intervento iniziale che ha trovato il consenso unanime di tutti, me per primo, e dato la possibilità a Antonio De Lellis e a quanti hanno collaborato con lui nell’organizzazione dell’evento, di continuare e pensare subito ad altri appuntamenti. Momenti importanti per dare forza e sostanza alla voglia di cambiamento, soprattutto di quella massa enorme di cittadini che non va a votare, stanca di una politica che suona come una moneta falsa.
Il prossimo incontro è con Antonello Miccoli “Lavoro e Politica, Jobs Act: la negazione del buon diritto”, già stato fissato per il 7 Aprile a Termoli, sempre alle ore 18.00 , nella sala Incontri presso la Chiesa del Sacro cuore.
A Termoli, il luogo che vede domani mattina presente Maurizo Landini, il segretario della Fiom, che personalmente, e non da oggi, vedo come un valido protagonista del cambiamento.