Bisogna scommettere e investire, il prima possibile, sul territorio, la ruralità e la sua agricoltura, che qui, nel nostro Molise, è sempre stato ed è rimasto il settore primario. E’ la sola possibilità per uscire vincenti dalla crisi e diventare esempio per le altre regioni e paesi. Il territorio e l’agricoltura, non come obblighi ma come grandi opportunità per affrontare il globale. In pratica, vedere come esaltare la propria identità per diventare con gli altri protagonisti del glocale forza di confronto dialettico con il globale. Cioè, il glocale che si confronta con il globale senza annullarsi, ma facendo valere i suoi caratteri per mantenerli distintivi e, con la visibilità e il racconto, renderli attraenti, appetibili, trasformando i produttori in protagonisti.
Un confronto che diventa possibile e porta a dare quelle risposte che il territorio, la sua agricoltura e i suoi protagonisti aspettano, se il mercato diventa la priorità di una programmazione, sia dell’azienda sia dell’istituzione e dell’ente pubblico, e non più la produzione, com’è stato e continua, purtroppo, a essere. Cioè rendersi conto che non serve produrre, soprattutto qualità, se non si ha la capacità o la voglia di farlo sapere al consumatore, al mercato, che è il destinatario naturale di una produzione ed è anche quello che mette a disposizione del produttore e/o trasformatore il valore aggiunto. Quel valore aggiunto che da tempo il coltivatore non ha, e che, invece, è essenziale per fare investimenti e per vivere dignitosamente con il frutto del proprio lavoro.
Sta qui il grande ruolo delle istituzioni e degli strumenti che riesce a creare e a mettere a disposizione dei protagonisti nel campo della produzione e della trasformazione, e non solo del cibo. In pratica, come rendere i finanziamenti pubblici un fattore di crescita e non – com’è successo con i pur abbondanti finanziamenti messi a disposizione in questi ultimi decenni – una ragione della crisi strutturale, che, dal 2004, sta creando serie difficoltà nelle campagne. In questo senso la priorità di prendere in considerazione tutti gli aspetti legati alla gestione del territorio e, in particolare, il ruolo della programmazione e della pianificazione territoriale, che è sì un compito pubblico, ma che ha valore e porta a risultati solo se partecipato. Ed ecco un’altra priorità a cui pensare: la nascita di una “rete di tante reti legate insieme” per programmare produzioni e servizi, progettare iniziative, concentrare gli sforzi e le risorse, conquistare il mercato e trovare in esso lo spazio possibilmente più alto per avere un ritorno in grado di rafforzare la comunicazione e valorizzazione del territorio.
Due priorità che hanno bisogno necessariamente di strumenti per esprimere le loro potenzialità, in primo luogo la capacità di cogliere gli obiettivi prefissati. Torna in mente la vecchia idea che, nella seconda metà degli anni ’90, avevo trasformato in una proposta di legge regionale (mai discussa), che portava il nome di “ Piacere Molise”, cioè la creazione di un Ente di gestione e promozione del territorio, a partire dalle eccellenze di un settore, l’agricoltura, centrale per il Molise, sia per gli aspetti produttivi che turistico – ambientali. Un Ente a carattere pubblico partecipato dai protagonisti privati, capace di dotare la Regione e, con essa, le istituzioni e gli enti sub regionali, la “rete delle reti”, di una strategia di marketing essenziale per darsi obiettivi e raggiungerli nei tempi prefissati. Si sa, però, che per promuovere un territorio – soprattutto quello molisano carente d’immagine e, come tale, sconosciuto anche ai mercati delle regioni confinanti – c’è bisogno di mettere a sistema tutte le sue risorse, in primo luogo chi, con il produttore, abita il territorio.
Nel caso del Molise è il molisano che deve proteggere, curare e valorizzare questo bene così prezioso. Pasquale Di Lena
Territorio e agricoltura, Di Lena: non obblighi ma grandi opportunità
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