Lo sciame sismico in atto in basso Molise dimostra ancora una volta la vulnerabilità del territorio regionale. È assolutamente necessario bloccare l’iter autorizzativo del metanodotto. Il terremoto ci ricorda ancora una volta l’importanza di dotarsi di strumenti legislativi adeguati alla realtà del nostro patrimonio edilizio e del costruito in genere, sia per tutelarlo in quanto tale, sia soprattutto per salvaguardare le tante vite umane.
“Gli eventi sismici di questi giorni non fanno altro che confermare quanto più volte sottolineato dalla nostra associazione, che ha espresso perplessità circa l’autorizzazione al progetto del metanodotto Larino-Chieti. – dichiarano da Legambiente Molise – In particolar modo, le condizioni geologiche dei territori interessati potrebbero sottoporre le popolazioni ad ulteriori rischi nel caso in cui si dovesse portare a termine l’opera”. Le aree interessate – continuano da Legambiente – sono per circa il 13% del tracciato, a forte rischio, come più volte comprovato nel corso dei decenni dai tanti e a volte vasti movimenti franosi verificatisi nell’indicata area molisana. In più non è da sottovalutare il rischio sismico indotto che si presenta con l’estrazione e lo stoccaggio del gas-metano. Il sottosuolo, infatti, viene sottoposto, alternativamente, nel corso dell’anno, ad un continuo alternarsi di rigonfiamento, ad opera della pressione impiegata per l’immagazzinamento e la successiva contrazione durante il periodo di estrazione, in condizioni, cioè, del tutto innaturali e quindi di difficoltoso controllo.Apprendiamo con piacere che il ministro Costa ha dichiarato necessario sottoporre il progetto a VAS e attendiamo la risposta del ministro Di Maio all’interrogazione presentata dalle onorevoli Muroni e Occhionero riguardante la sospensione dell’avvio del progetto.”
Oltre alla problematica riguardante il metanodotto, è opportuno e improcrastinabile un programma regionale di prevenzione dei rischi sia per quanto riguarda le infrastrutture che per i fabbricati. Che il Molise sia una regione ad alto rischio geologico è dimostrato dai numerosi episodi quali terremoti, alluvioni e frane, cui si sommano effetti, più o meno devastanti, di rischi ambientali diretti o indiretti. Tali problematiche agiscono sulla mobilità della popolazione, come dimostrato dai disagi di queste ore dovuti alla chiusura del ponte del Liscione. Negli anni è mancata una programmazione della mobilità volta a costruire un’alternativa al Viadotto di Guardialfiera per il collegamento tra la costa e le aree interne a beneficio non solo dei privati cittadini ma anche degli operatori economici. Si è puntato esclusivamente ad investire sul trasporto su gomma, andando ad intasare la Statale 647, a discapito di altri mezzi di trasporto quali ad esempio la ferrovia (vedi soppressione della tratta Campobasso – Termoli). Ciò comporterà, in caso di necessità, la mancanza di una valida alternativa al collegamento attuale.
La previsione e la prevenzione dei rischi sono, innanzitutto, le azioni da compiere concentrando in via prioritaria gli sforzi verso la messa in atto di politiche tendenti a ridurre drasticamente la vulnerabilità degli edifici. È, in altri termini, non più rinviabile da parte della Regione Molise la definizione di strumenti legislativi, nazionali e locali, quali il “fascicolo d’uso e manutenzione del fabbricato e/o del costruito”, uno strumento per il monitoraggio dello stato di conservazione del patrimonio edilizio finalizzato ad individuare le situazioni di rischio degli edifici e a programmare nel tempo interventi di ristrutturazione e manutenzione per migliorare la qualità dei fabbricati. È ormai evidente ai più che investire in prevenzione, sia nel pubblico che nel privato, produce un saldo finanziario enormemente positivo, determinando, altresì, la certezza che comportamenti virtuosi in tale direzione, possono consentire di salvare il più alto numero di vite umane.
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