Riceviamo e pubblichiamo
Il 27 dicembre 2018 il decreto Salvini è stato convertito in legge dal parlamento italiano. Al di là degli esiti che produrranno i ricorsi promossi dalle Regioni per valutare la eventuale incostituzionalità di alcune parti della norma, ciò che ci allarma è l’impianto complessivo della stessa e il contesto sociale e politico all’interno del quale essa matura. Un decennio di crisi economica ha scavato profondamente nel paese: crescono paura e disgregazione sociale, il migrante viene individuato come il responsabile e il nemico contro il quale costruire consenso elettorale. La propaganda del governo gialloverde ama raccontare che con questa norma saranno ripristinati ordine e sicurezza: noi affermiamo al contrario che la legge sta già producendo più esclusione ed insicurezza sociale. Forse bisognerebbe intendersi: noi che lavoriamo ai margini della società, che siamo al fianco degli invisibili, siamo soliti ritenere che la sicurezza sia quella dei diritti e dell’inclusione sociale, non quella delle barriere fisiche e normative, dei respingimenti, delle incarcerazioni, dei rimpatri, della repressione del dissenso. Già sono diversi i casi, anche nel nostro territorio, di persone migranti che non possono accedere all’iscrizione anagrafica, che vengono allontanate dai centri di accoglienza, che non possono rinnovare il permesso di soggiorno perché titolari di una protezione umanitaria, ora abrogata. UN ATTACCO AI LAVORATORI E ALLE LIBERTA’ DI TUTTI NOI. Ci preoccupa anche il futuro di moltissimi operatori sociali del sistema di accoglienza, che perderanno il lavoro: circa 18000 lavoratori, per lo più donne e giovani, in tutta Italia. Nelle città già si moltiplicano i ghetti e nelle campagne i caporali esultano per questo regalo da parte del governo: decine di migliaia di braccia irregolari da sfruttare nei lavori agricoli e nell’edilizia. Peraltro la legge 113/2018 restringe le libertà di tutti noi: attaccando il diritto all’abitare rivendicato con le occupazioni abitative, reprimendo il diritto al dissenso sociale con l’aumento delle pene per i blocchi stradali, ricollocando sul mercato privato i beni confiscati alla mafia, che in questo modo potranno più facilmente essere riacquistati dai loro ex titolari, introducendo la pistola taser come dotazione per la polizia municipale, reintroducendo l’odioso reato di accattonaggio molesto.
L’ANDAZZO GENERALE: UN CLIMA DI ODIO, VIOLENZA E PAURA. Il disegno di Salvini e del movimento cinque stelle intende aggregare e strizzare l’occhio ad un blocco sociale che in Italia rischia di diventare maggioritario: un blocco impaurito e rancoroso, violento e indifferente. La deriva sovranista e xenofoba coinvolge peraltro tutto il vecchio continente e non può che allarmare ogni persona ed ogni spazio sociale e politico che si riconosce nei valori democratici. Bisogna sottolineare, tuttavia, che se Salvini e Di Maio possono propagandare un’ idea di gestione dei flussi migratori autoritaria e restrittiva è anche perché i governi precedenti hanno creato le condizioni necessarie affinché ciò avvenisse. Senza la criminalizzazione delle ong e gli accordi di Minniti con le milizie libiche probabilmente la Sea Watch non avrebbe vagato disperatamente per settimane alla ricerca di un porto. Senza il decreto Minniti- Orlando probabilmente la cancellazione dei diritti per richiedenti asilo e rifugiati sarebbe stata di più difficile attuazione.
UNITI, DISOBBEDIAMO E MOBILITIAMOCI! Non è più il caso di temporeggiare, di valutare le posizioni tatticamente, di fare distinguo: occorre attivarsi, capire, prendere posizione, mobilitarsi. Mentre infatti aumentano gli episodi di odio e violenza di matrice fascista nel paese, mentre crescono paure e intolleranze, chiusure e violazioni dei diritti noi stessi in parallelo registriamo ogni giorno una crescita del numero di persone che vogliono esprimere dissenso, solidarietà, partecipazione. Siamo in tanti a ritenere che dall’attuale crisi di civiltà si esce più forti solo se si esce tutti insieme, più uniti e solidali. A questa parte di popolazione ci rivolgiamo per l’assemblea di sabato 26 gennaio. L’appuntamento è alle 17 nei locali de La Città Invisibile, in piazza Olimpia, 1 a Termoli (qui evento Facebook:https://www.facebook.com/events/2605833376155313/). Insieme definiremo una piattaforma di richieste da presentare al governo nazionale e all’amministrazione comunale e discuteremo di come organizzarci contro il razzismo, il governo e la legge Salvini. Aderiamo quindi alla settimana di mobilitazione promossa tra il 2 e il 10 febbraio dalla rete di persone, associazioni, sindacati, partiti che il 10 novembre scorso ha portato 100000 persone e più di 400 associazioni a marciare indivisibili per le strade di Roma. Contro le politiche discriminatorie dell’attuale governo, restiamo umani!
La Città Invisibile/ Termoli (termoliinvisibile@gmail.com)