Gam-Solagrital a un passo dal baratro, crisi aziendali a catena, uffici e presidi a rischio soppressione, disoccupazione alle stelle, emigrazione giovanile in costante aumento, famiglie sempre più in difficoltà. I problemi che stanno travolgendo in questi mesi il territorio molisano sembrano, purtroppo, tutt’altro che vicini ad una soluzione. Di fronte a un tale, allarmante quadro non è più possibile temporeggiare o nascondere la testa sotto la sabbia. La situazione è prossima al limite e rischia di sfuggire definitivamente di mano. Prova ne è, tra le tante, la recente proposta di avviare un referendum per il distacco del territorio isernino dalla Regione Molise in favore di un’annessione all’Abruzzo o al Lazio.
Una proposta, caldeggiata dalla gran parte degli amministratori dei 52 comuni pentri senza distinzione di colore politico, che apre prospettive tali da far riflettere con attenzione le parti interessate in maniera istituzionale. Qualora tale ipotesi dovesse concretizzarsi, per il Molise sarebbe in arrivo un ulteriore impoverimento: la ‘scomparsa’ dell’area pentra, da Sesto Campano a Venafro, passando per il Volturno, l’Alto Molise e il Sannio, comporterebbe l’automatica e immediata soppressione della Regione Molise. Con la conseguente perdita del capoluogo di regione e degli annessi uffici regionali.
Su tutto questo si deve aprire un confronto, che fino ad oggi non c’è stato, tra il governo regionale e il territorio. Se il confronto non viene avviato subito, si rischiano gravi ripercussioni che comporterebbero un crack non più sanabile. Occorre riflettere con serietà e attenzione, e ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Se ciò non avverrà, meglio rinunciare alle cariche amministrative per non arrecare danno al territorio molisano, seguendo la linea tracciata da Renzi: avviare un cambiamento netto, altrimenti andare tutti a casa.
Tutto può essere risolto, a patto che ci si voglia impegnare mettendo in campo le capacità necessarie. Si pensi al caso Gam-Solagrital: la filiera produce il miglior pollo italiano, eppure l’azienda è in agonia. Bisogna individuare uno o più imprenditori privati e invogliarli a investire nella Gam, anche se per farlo dovesse essere necessario procedere con incentivi e parziali contributi pubblici. Per esempio, si potrebbe pensare a una gestione pubblico-privata, limitata al massimo a un periodo di due o tre anni, cioè finché non si raggiunga un equilibrio economico. Dopodiché la Regione dovrebbe uscire e lasciare l’azienda alla gestione privata. Oltre alla questione Gam, non è più rinviabile l’attuazione di una politica concreta per fronteggiare la crisi aziendali, basata sulla capacità di convogliare sul territorio risorse provenienti dal Governo centrale o dall’Unione europea. Così come non si può più temporeggiare sulla necessità di una linea amministrativa che garantisca gli equilibri territoriali, con una ripartizione equa delle risorse tra Termoli, Campobasso e Isernia.
Cosmo Tedeschi
Responsabile per lo sviluppo economico
Della segreteria del Pd