Riceviamo e pubblichiamo
CANCRO. Ero una ragazzina e Antonio, mio fratello, un adolescente quando abbiamo sentito pronunciare per la prima volta questa parola; il Dott. Tirabasso, medico competente e caro amico di famiglia, guardava avvilito mia madre, di cui ricordo nitidamente la paura e la disperazione per un nemico sottile e silenzioso scoperto in modo banale, che gli avrebbe cambiato per sempre l’esistenza. E’ strana questa malattia: si insinua senza che uno se ne renda conto. Non ci sono sintomi, non ci sono dolori. Nulla che faccia presagire il male. Eppure c’è. Forse per questo fa così paura. Da quel momento si sono susseguiti anni di inquietudine e solitudine; mia madre girava ospedali e città per vincere la sua battaglia. Strano riflettere che non più di venti anni fa nella nostra regione non esistessero centri in cui poter effettuare cure radioterapiche e chemioterapiche; chi era minato nel fisico e nello spirito doveva subire anche il disagio dell’esser lontano dai propri affetti e dal proprio “nido”.
Poi la svolta: quando nel dolore si hanno compagni che lo condividono, l’animo può superare molte sofferenze. Giovanna decide, nel 1995, insieme ad altre amiche che avevano avuto esperienze simili, di fondare un’associazione, Molise Donna Lega Regionale per la lotta al tumore al seno, per battersi insieme percè non succedesse ad altri quello che era successo a loro. Siamo cresciuti accogliendo nel nostro salone-sede associativa, decine di donne: parole di coraggio, risate, foulard coloratissimi per mascherare il vuoto di una mastectomia o dei capelli persi per la chemio, paure, sorrisi e lacrime non sono mai mancati. Dopo anni di denunce e battaglie risultate inefficaci, nel 2002, Giovanna, Nella, Cesira, Teresa, Maria, le mie amazzoni, con lo straordinario appoggio di altre Associazioni di Volontariato e dei Comitati spontanei di malati e familiari riescono finalmente a far impegnare la Regione Molise ad attivare questo fondamentale servizio. Certo è un grande risultato per quelle donne mai dome e combattive per necessità ma non basta avere le cure a portata di mano, bisogna prevenire e fare informazione sul territorio per impedire o anticipare la comparsa del cancro.
Rosa ne è la prova; ha bussato alla nostra porta proveniente da una contrada di un paesino molisano, ha paura perchè nel suo seno nasconde una triste verità e ha aspettato tutto quel tempo percè non sapeva a chi rivolgersi. Le amazzoni sono piene di rabbia; non basta combattere la malattia, bisogna sconfiggere anche la ritrosia culturale di chi ha paura di essere emarginato e diverso. Devono puntare pù in alto e l’occasione arriva con il progetto Mimosa, presentato dalla Regione Molise e finanziato dal Ministero della Sanità. Il progetto, del tutto gratuito,è uno screening per le neoplasie della mammella che successivamente verà applicato anche nella prevenzione del carcinoma della cervice uterina e del colon; vede il coinvolgimento di tutte le strutture sanitarie pubbliche della nostra Regione e si pone come obbiettivo la riduzione della mortalità del 30-40% grazie alla diagnosi precoce. La bella sinergia creatasi con i medici e i presidi coinvolti ha permesso in tutti questi anni a tantissime donne molisane, me compresa, di usufruire di questo servizio vitale, effettuando i test nei centri sede di stabilimento ospedaliero e venendo raggiunte in ogni singolo paese con un mammografo montato su una struttura mobile, ove fosse necessario. Fino ad oggi; è di queste ultime ore la notizia che il camperino da sempre utilizzato per queste attività ha smesso di girare la nostra piccola Regione. Scrivo perchè molte di quelle amazzoni, Giovanna compresa, non sono pù tra noi a presidiare il territorio e sento il dovere morale di denunciare le bassezze di chi ha deciso per scopi meramente finanziari di tagliare uno dei pochi fiori all’occhiello della nostra sanità.
Provo sdegno per questa società che guarda alla vita di ciascun individuo come a un prodotto che trasforma il diritto inviolabile alla salute in posto di produzione e l’assistenza sanitaria in profitt, e sorrido dei nostri piccoli politicanti che credono di poter ripianare un buco di 400 milioni di Euro tagliando servizi fondamentali, come quello dello screening preventivo, che costano 900.000 mila euro all’anno! Da cittadina e da rappresentante di una famiglia che nel dramma del cancro ha saputo resistere e gioire della vita per oltre vent’anni ho imparato che con la rivendicazione cosciente, civile e responsabile si possono far valere i propri diritti e che le prevaricazioni messe in atto anche e soprattutto da chi detiene il potere possono essere contrastate e messe a tacere con la forza della razionalit・ del buonsenso e della civilt・ Troppo spesso abbiamo delegato ad altri scelte e indirizzi che toccano direttamente la nostra vita, i nostri sogni e le nostre aspettative. Spero che questa testimonianza arrivi alle tante persone che credono in una democrazia partecipata e sia motivo di stimolo a ribellarsi e denunciare chi agisce con il sopruso e l’inganno contro la collettività.
Chiara Santone
Antonio Santone
Lino Santone