Dopo le contestazioni mosse da LARINascita giuge la risposta del promotore-carriere Giovanni Lozzi
AgriTecno, in collaborazione con Pia Associazione Carrieri di San Pardo e Diocesi di Termoli Larino, guarda oltre e lo fa proponendo “una idea progetto per l’organizzazione, lo sviluppo economico e la promozione turistica della festa di San Pardo”. Una iniziativa per dare continuità alla tradizione ma soprattutto per far diventare la medesima Festa un volano produttivo-economico per tutto il territorio. L’appuntamento larinese del 25, 26 e 27 maggio ha certamente un valore spirituale ma è mosso anche da tanta passione. Circa 120 i carri, trainati dai buoi, che vengono allestiti ogni anno con grande attenzione. Per giorni, famiglie di carrieri si adoperano nel sistemare luci e coperte, stoffe ricamate e fiori di carta realizzati da mani esperte e fansiasose. Un rito che richiede enormi sacrifici anche per il reperimento degli animali, spesso chiesti ai paesi limitrofi o prelevati temporaneamente, con costi importanti, da regioni vicine. Un impegno a 360° per onorare festeggiamenti suggestivi che percorrono le vie del paese accompagnando le antiche statue di
santi prelevate dalle principali Chiese della cittadina frentana.
Una usanza popolare che merita una concreta promozione turistica, introducendo ad esempio l’opportunità di adottare costumi tradizionali ora assenti, di commercializzare immagini o elementi dei carri che altrimenti andrebbero distrutti. Ipotesi alle quali si affianca l’ambizioso progetto di realizzare una stalla per bovine e vitelli che possa arrivare, anche gradualmente, a coprire il fabbisogno totale di ‘tiri’ (240 animali), con una rimonta, quindi, di almeno 60 bovini, oltre ad un congruo numero di altri animali di sostituzione in caso di impedimento di uno di quelli assegnati ai carrieri. L’indirizzo produttivo specifico sarà quello di latte e carne, e conseguenti prodotti trasformati (caciocavalli, lattini tipici, carni fresche e lavorate).
Si potrebbe così pensare ad un impianto pilota al top dell’innovazione di processo e struttura, altamente automatizzato e ad alto benessere animale, ben mirato sulle necessità di ristrutturazione delle stalle molisane e delle zone circostanti per farla divenire un modello diffuso e imitabile, visitabile dagli agricoltori, con la reintroduzione, in via sperimentale della razza podolica, certamente più adatta al rito e con una produzione pregiata di latte e carne. Di qui la possibilità di investimenti industriali e commerciali: spaccio in stalla, e-commerce, maneggio di doma, deposito per i carri, laboratorio sartoriale, oggettistica da riprodurre, centro di accoglienza e servizi turistici, centro documentazione multimediale e formazione degli addetti. Per realizzare tutto questo, però, è necessaria la collaborazione, pensando alla costituzione di una Fondazione composta anche da enti quali Comune, Provincia e Regione, Camera di Commercio, Università ed Istituto Tecnico Agrario. L’investimento previsto ammonterebbe a circa 6 milioni di euro. In questo contesto sarebbe pertanto utile poter accedere ai fondi del Psr, le cui misure, proprio recentemente, sono state pubblicate sul Burm.
L’intero progetto è stato presentato nei giorni scorsi al palazzo Ducale di Larino. Tra i numerosi interventi quelli di monsignor Gianfranco De Luca, del sindaco di Larino, Vincenzo Notarangelo, del presidente della Provincia di Campobasso, Rosario De Matteis, dell’onorevole Laura Venittelli, del presidente della locale Proloco Michele Di Rodolfo, del presidente della Pia Associazione dei Carrieri , don Costantino Di Pietrantonio, del prof. Giuseppe Maiorano dell’Unimol e del ricercatore dell’Università di Firenze Lorenzo Leso e dell’assessore regionale all’Agricoltura, Vittorino Facciolla.
RISPOSTA LARINASCITA
Durante la presentazione non sono mancate le critiche mosse da LARINASCITA e alle quali risponde il promotore del progetto, nonché carriere, Giovanni Lozzi: Intanto l’affermazione “progetti poco seri e concreti” è un offesa a chi ha presentato l’idea-Progetto, ripeto Idea non progetto esecutivo (senza pretese e senza scopo di lucro, ma promosso da un carriere che ha voluto dare un contributo per avviare una discussione, in parte già in corso da anni) e a chi ha dato un contributo qualificato e tecnico alla presentazione del progetto, altresì alle autorità che lo hanno sostenuto. Partendo dall’idea progetto si ribadisce che la proposta prima di tutto è finalizzata alla tutela e al consolidamento della Festa religiosa, patrimonio di tutti, e ad uno sviluppo produttivo e dimostrativo, non certamente a risolvere i problemi dell’agricoltura e della zootecnia molisana. Quanto alla previsione di spesa, come ha ben specificato il parroco della Cattedrale nonché presidente della Pia Associazione Carrieri di San Pardo, don Costantino DI Pietrantonio, si tratterebbe quasi di un sogno. Se i rappresentanti de Larinascita avessero seguito bene la mia relazione (una evoluzione del primo progetto elaborato da oltre un anno) magari avrebbero capito che la fonte principale di finanziamento individuata è la misura 16 del PSR 2014/2020 e che, concretamente, il soggetto promotore ed attuatore dovrebbe essere, non l’AgriTecno Molise, ma una fondazione, o comunque altro soggetto (da costituire con vari enti, in primis il Comune e l’Associazione Carrieri) che porterebbe avanti un discorso di strutture imprenditoriali (ad esempio una cooperativa di giovani), candidabile a partecipare ai bandi pubblicati ed in via di pubblicazione scansando le “vecchie politiche note ai molisani e dagli effetti nefasti”. Quanto invece l’affermazione secondo cui “si garantiscono profitti e privilegi ai soliti sostenitori”, se il riferimento è alla COTEB Soc. Coop. Agricola, forse è giunto il momento di chiarire una volta per tutte la faccenda. Ma quali lauti profitti, vantaggi e privilegi? Sono stufo, anzi arcistufo, di sentire queste cose, la COTEB è una vittima. Mi preme ricordare che un’Amministrazione Pubblica, nel 1995 autorizzò, con tanto di delibera di Consiglio Comunale e di Licenza Edilizia, a realizzare un piano di investimenti di circa 1 miliardo e due anni dopo revocò il contratto di affitto nonostante una Delibera di Consiglio Comunale che prorogava la stesso fino al 2036? Tenendo conto che gli investimenti, per varie ragioni burocratiche e finanziarie, sono effettivamente partiti nel 1996 e terminati nel 2001, si può ben immaginare in che situazioni ci si è trovati. Da quel momento si è stati costretti a difendere, nelle varie sedi, la sopravvivenza di impresa, difendendo i posti di lavoro. Fino ad oggi le sentenze, purtroppo, sono state tutte sfavorevoli, costringendo a sborsare oltre 100 mila Euro, subendo per 40 mila euro pignoramenti e vendita di beni (trattori, camion e attrezzi agricoli). Ma il pronunciamento che ha fatto più male è quello che ha condannato a lasciare i terreni al 31/12/2007, senza dare la possibilità di ammortizzare gli investimenti partiti nel 2001. Nel contempo, la stessa sentenza, specificava che per quanto riguarda le migliorie, si rimandava tutto ad un accordo tra le parti e male ha fatto l’amministrazione di allora a procedere al rientro in possesso dei terreni senza rispettare quella clausola. Successivamente non si è fatto altro che difendere la propria sopravvivenza e quella dei posti di lavoro appellandosi alla clausola del Diritto di Ritenzione in attesa di definire l’ammontare delle migliorie. Si è quindi proceduto all’azione legale, a fare incontri e proposte scritte all’amministrazione comunale, proposte che contemplavano, a fronte di una proroga del contratto di affitto per 15 anni un graduale pagamento degli affitti arretrati e la rinuncia totale delle migliorie fatte ed eventualmente da fare. Tutte queste problematiche accompagnate alla crisi diffusa, hanno portato alla chiusura di un azienda fondata nel 1976 e che è stata per anni un punto di riferimento dell’agricoltura molisana, con la perdita di circa 15 posti di lavoro fra fissi e stagionali, se questo può far piacere. Quindi per concludere, i terreni della Coteb nulla hanno a che fare con l’idea Progetto, mentre la questione riguarda, ormai, il Liquidatore, il Comune di Larino e i lavoratori che hanno perso il posto e che non possono che ringraziare l’Amministrazione Comunale di Larino, ed in modo particolare il sindaco, per la sensibilità dimostrata in un periodo così difficile, sempre con la speranza di poter ancora salvare la realtà aziendale, tenendo sospeso il rientro in possesso dei terreni dove sono ubicate le strutture di servizio, del vivaio e delle serre più avanzate dal punto di vista tecnologico. A questo punto, in tutto il discorso mosso da la LARINascita, che quanto alle proposte agricole risulta anche interessante, manca quello che è il nocciolo della questione di cui si sta discutendo: ma per la Tutela, salvaguardia, consolidamento e in second’ordine opportunità economiche della Festa Religiosa di San Pardo, cosa propongono?