Un fenomeno estremamente diffuso in Italia, che aumenta con l’età. Secondo l’Istat si passa dal 5,8% della popolazione tra i 35-64enni al 14,9% per le persone oltre i sessantacinque anni. Le donne sono colpite maggiormente (9,1% contro 4,8% degli uomini) per arrivare nelle over 65 a 19,2% contro 9,5% di uomini.
E’ capitato a tutti di sentirsi depressi, si tratta nella maggior parte delle volte di momenti legati a delusioni o lutti. Fin qui tutto normale, i problemi sorgono quando non riusciamo a reagire e la sensazione di tristezza si prolunga troppo nel tempo e comincia a influenzare in modo pesante la nostra vita. L’Istat stima che il 5,4% della popolazione in Italia sia depressa. Tutto diventa un problema. Invece di goderci la vita, ci concentriamo su quello che non va. Il dolore è inevitabile, come la vecchiaia, se siamo fortunati. “Se trascorriamo la maggior parte del tempo a pensare a tutto quello che non va o, che potrebbe andare storto non c’è da meravigliarsi se siamo insoddisfatti. – spiega lo psicoterapeuta Giovanni Porta – Continuano a farci preoccupare per il futuro, rimpiangere il passato, ci tormentiamo per cose che non possiamo più cambiare, tramiamo in continuazione su come migliorare le cose. Il nostro umore finisce, così, sulle montagne e russe, sale e scende a secondo dei pensieri che decidiamo di seguire. Il nostro pensare ininterrottamente può rendere impossibile godersi un pasto o ascoltare un concerto, prestare attenzione ai nostri figli o addormentarsi nel mezzo della notte”.
Come spezzare questo circolo vizioso?
Tutti noi utilizziamo regolarmente delle strategie psicologiche, che possono assumere varie forme: cerchiamo di farci coraggio per compensare il senso d’inadeguatezza, razionalizziamo i comportamenti scorretti, ci distraiamo accendendo la televisione o mangiamo per rilassarci. Se non bastano, però, occorre fare un passo in più. Il segreto è semplice, anche se non è banale riuscire a metterlo in pratica, soprattutto quando la sofferenza è importante. Se non si riesce da soli è necessario utile chiedere l’aiuto di un professionista.
Come superare le brutte esperienze del passato
Tutti conosciamo sicuramente qualcuno rimasto ancorato al passato, a qualche evento lontano da rimpiangere o da cui fuggire. Amori finiti, passati successi non rinnovati nel presente. Oppure infanzie infelici, rancori verso figure importanti della propria vita. “Facciamo un esempio concreto: una persona che si sia ritirata dalla vita sociale traumatizzata da passate delusioni. – spiega lo psicoterapeuta Giovanni Porta – Per quanto gli eventi siano stati traumatici, non c’è modo di renderli diversi: rimarranno per sempre brutte esperienze. Ciò che si può fare è renderli meno centrali nella propria vita, affiancando ai ricordi dolorosi esperienze di segno opposti, così che finalmente i passati traumi possano essere relativizzati. In altre parole, è fondamentale non fermarsi a ciò che ci può venire “spontaneo” dopo il brutto evento passato (nel nostro esempio, il ritiro sociale) ma investire risorse e coraggio per ottenere oggi risultati positivi. Quando ciò avviene (e non è detto che avvenga subito per tutti, ma per la legge dei grandi numeri a furia di provare prima o poi dovrà andarci bene) il passato traumatico perde i suoi colori di tragedia e può finalmente tornare ad essere storia. La nostra storia. E più nella nostra ci sono traumi e difficoltà, più ci conviene andare fieri dei punti a cui siamo giunti”
“La vera psicoterapia, a mio parere, – continua lo psicoterapeuta Giovanni Porta – non dà consigli ma accompagna lo sviluppo delle persone dove esse desiderano andare. È credenza comune che in tutte le psicoterapie si parli diffusamente del passato, che sia necessario raccontare al terapeuta tutta la propria vita per poi, chissà, ricevere in cambio qualche magico consiglio. Nel mio modo di intendere la psicoterapia il modo più produttivo per intervenire sul passato è cambiare il proprio comportamento nel presente”.
Come limitare l’ansia verso il futuro
E se invece siamo paurosi e immersi nell’ansia, e passiamo la vita a prepararci per future difficoltà da affrontare, al punto che quasi non abbiamo più tempo per godere del presente? “In primis, rendiamoci conto che non tutta l’ansia vien per nuocere, e che c’è una (piccola) percentuale di volte in cui realmente si realizza ciò che temiamo. (se usciamo di casa con l’ombrello e piove, potremo lodarci per la nostra avvedutezza). – spiega lo psicoterapeuta Giovanni Porta – Soprattutto, però, è importante imparare a vivere l’imprevisto senza farne un dramma, notando che di solito insieme alla paura proviamo anche un po’ di eccitazione di fronte alla futura incertezza. Magari, proprio quando non siamo stati previdenti ci possono succedere cose nuove, per esempio fare nuovi incontri mentre ci ripariamo sotto un androne per la pioggia battente, che non possiamo affrontare non avendo l’ombrello. Occorre godere del brivido dell’imprevisto invece che passare la vita ad ammassare soluzioni a problemi solo possibili. In questo modo la nostra attenzione può finalmente allontanarsi dai pensieri preoccupati e concentrarsi su cosa stiamo provando in questo specifico momento presente. Quando ascoltiamo le nostre emozioni è come se tutto il mondo intorno a noi si ravvivasse”.
Come evitare di trasformare i nostri progetti in incubi
Oltre a chi passa molto tempo in preda all’ansia, ci sono altre persone che sembrano vivere nel futuro. Si tratta di chi passa la vita a fare progetti. Concentrare le proprie energie per arrivare a un qualche traguardo desiderato è lodevole e positivo, ma in questa attività di costruzione del futuro deve esserci spazio anche per il presente che stiamo vivendo. “Dobbiamo renderci conto del piacere che proviamo nello studiare, nell’immaginare, nel sognare il futuro desiderato. – spiega lo psicoterapeuta Giovanni Porta – Il sogno fa parte del presente: godiamocelo! Nel momento in cui riconosciamo che non esistono due momenti uguali, tutti diventano preziosi e interessanti. Questo ci permette di vivere ogni giorno con un senso di dignità e riconoscenza. Nella realtà è evidente che le nostre menti operano con più chiarezza quando non sono così oppresse dall’ansia per ciò che gli altri penseranno di noi o per la possibilità di non ottenere ciò che vogliamo.”.
Diceva Sant’Agostino: “Un fatto ora è limpido e chiaro: né futuro, né passato esistono. E’ inesatto dire che i tempi sono tre: passato, presente, futuro. Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre presente del passato, presente del presente e presente del futuro. Questi tre specie di tempi esistono in qualche modo nell’animo e non li vedo altrove: il presente del passato è la memoria, il presente del presente è la visione, il presente del futuro è l’attesa”.
Cosa vuol dire, dunque, saper vivere nel presente?
Risponde lo psicoterapeuta Giovanni Porta. “Significa stare in contatto con le nostre emozioni e pensieri senza lasciarcene travolgere, saper osservare il mutamento dei nostri stati interni, se possibile, con un lieve senso di fiducia. A mio avviso, è questo il punto cui si giunge al termine di un riuscito lavoro di psicoterapia. Certo, il tempo per arrivarci varia da persona a persona… Concedetevi il tempo di stare meglio”.
Le considerazioni contenute in questo articolo hanno la finalità di divulgare elementi psicologici utili al benessere individuale. Non pretendono in alcun modo di analizzare tutti gli elementi connessi alla depressione né di sostituirsi al contatto diretto con le figure professionali da contattare assolutamente in caso di forti disagi.
GIOVANNI PORTA
(www.giovanniporta.it) Psicoterapeuta esperto nell’utilizzo di tecniche artistiche nella relazione di aiuto, perfomer teatrale e poetico. Psicologo psicoterapeuta di orientamento gestaltico, è esperto in alimentazione e teatroterapia. Vive e lavora tra Roma e Milano. Da anni realizza laboratori e percorsi in cui l’arte viene utilizzata con finalità terapeutiche. Laureato in Psicologia presso l’Università degli Studi di Padova, si è successivamente specializzato con un master in “Utilizzo di tecniche artistiche nella relazione d’aiuto”, ha una specializzazione in Psicoterapia della Gestalt presso l’I.G.F. di Roma, ed una in “Teatro e Psichiatria”.