Nel mentre a Campobasso si discuteva in Consiglio Regionale sull’iscrizione all’ordine del giorno della Delibera n.217/2016 in materia di infiltrazione della ‘Ndrangheta nel Basso Molise, a Foggia si sparava. Un noto boss della mafia locale è stato colpito, in pieno giorno insieme al nipotino di 4 anni, da un sicario, di una cosca rivale, in uno dei periodici regolamenti di conti che hanno scalzato e sostituito lo Stato nel contorno del territorio.
Un evento che venti anni fa sarebbe stato respinto dalla mobilitazione popolare, dall’indignazione dei cittadini e dalla reazione unanime delle istituzioni democratiche, oggi viene considerato ovvio, banale e quindi normale, come se affidare la gestione di attività produttive, esercizi commerciali e iniziative economiche alle mafie, fosse la cosa più scontata del mondo.
Il Molise è alle prese con le allarmanti azioni della camorra della confinante Provincia di Caserta, subisce progressivamente i mutamenti intervenuti nelle Province di Foggia, Benevento e Frosinone, e da ultimo sono alcuni anni che si misura con il fenomeno della ‘Ndrangheta arrivata a cavallo tra Abruzzo e Molise attraverso pentiti o collaboratori di giustizia che hanno promosso attività in particolare nella fascia costiera.
La fragilità sociale delle nostre comunità e la disattenzione delle energie più vive di istituzioni, associazioni e società civile, non aiuta a costruire un movimento di resistenza che sappia reagire con determinazione su fatti di inaudita gravità come quelli confermati anche dall’ultima inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia dell’Abruzzo.
Al di là della Mozione presentata a mia firma su questi temi il 1° giugno scorso ed approvata, con il solo voto contrario della collega del Movimento 5 Stelle, nella seduta consiliare del 14 giugno insieme a due provvedimenti similari dei consiglieri Di Pietro sugli organici delle Forze di Polizia e sulla tutela della Legione dei Carabinieri dei colleghi del centrodestra, poche o nulle sono state le reazioni in Molise sul rischio ‘Ndrangheta.
Anche dopo l’inchiesta della Procura Antimafia non ci sono state mobilitazioni, incontri pubblici, consigli comunali aperti e a dire il vero non ci sono state nemmeno prese di posizione, comunicati di contrasto o iniziative di alcun genere. È come se il Molise considerasse simili eventi come fatti normali su cui non si può far niente, alla stregua di ciò che sta accadendo a Foggia. A poco serve la discussione nella prossima seduta del Consiglio Regionale su questi temi se persiste un generalizzato silenzio della comunità molisana che si somma in negativo con il silenzio del Governo, che in tre mesi, non ha trovato un attimo per ricevere la delegazione consiliare guidata dal Presidente Cotugno.
Tra l’indifferenza dei tre Ministri dell’Interno, della Giustizia e della Difesa, e l’indifferenza del Molise, sussiste il rischio che Campobasso scivoli verso le pessime abitudini foggiane, casertane o degli altri territori in cui si considera ovvio regolare i conti con le armi e non rispettando le leggi dello Stato.
Michele Petraroia