Su politiche sociali, lavoro, sanità e infrastrutture, occorre un cambio di passo

Il Governo Gentiloni ricevuta la fiducia nei due rami del Parlamento è entrato nel pieno delle proprie funzioni istituzionali e già dai prossimi giorni sarà chiamato ad intervenire sulle principali emergenze nazionali a partire dalla crisi persistente che assilla le regioni meridionali. Sta di fatto che le politiche adottate nell’ultimo decennio hanno accentuato il divario socio-economico tra Nord e Sud determinando l’incremento del flusso migratorio giovanile, l’aumento della povertà e l’allargamento della forbice delle disuguaglianze su dotazioni infrastrutturali, scuola, lavoro, università, ed efficienza dei servizi pubblici.
Matteo Renzi dopo 1000 giorni a Palazzo Chigi lascia 105 miliardi in più di debito pubblico, una forte precarizzazione del mercato del lavoro, tasse più basse per le classi più agiate e bonus erogati anche ai ricchi, in contrasto con i principi di progressività sanciti dalla Costituzione.
Sul Mezzogiorno ha risolto il problema tagliando i fondi complessivi e spacchettando i Patti per lo Sviluppo in 16 accordi regionali e comunali, non coordinati tra di loro nei contenuti, e con un’assenza allarmante di strategia di medio termine.
Le questioni salienti sono state rimosse e rappresentano l’emblema del fallimento più vistoso delle politiche economiche del precedente Governo.
Con i tagli apportati al Fondo Sanitario Nazionale che hanno portato l’Italia all’ultimo posto tra le nazioni più evolute, e le inefficaci azioni di commissariamento dei sistemi sanitari regionali meridionali, non sono stati garantiti i livelli essenziali di assistenza ai cittadini del Sud, ed è stata negata alle comunità locali una gestione democratica della programmazione dei servizi sanitari, con un pericoloso accentramento di potere in nuclei sempre più ristretti di persone.
Il Molise si è visto attribuire nell’ultima riunione del CIPE 150 milioni di euro, su una somma complessiva di 188 milioni, per il raddoppio della linea ferroviaria sull’asse adriatico che in realtà costituisce un’infrastruttura nazionale, e non ha ottenuto attenzioni adeguate sul resto delle tratte ferroviarie regionali, sull’imponente movimento franoso di Petacciato, sulla messa in sicurezza della Diga del Liscione o più banalmente sulla frana di Pietracatella che rende difficile il collegamento Campobasso – Foggia.
Sugli investimenti insufficienti alla nostra Università, e sul mantenimento dei presidi dello Stato sul territorio, il Governo Renzi non ha aiutato il Molise. Per questo ci si aspetta un cambio di passo dal nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri a partire dal rispetto istituzionale verso la nostra comunità. Solo a valle delle scelte concrete si potrà esprimere un giudizio politico ponderato che è errato anticipare in un senso o nll’altro.

Michele Petraroia

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