Una vita, una famiglia, un lavoro. Quella mattina di 60 anni fa a Marcinelle per 262 persone, di cui 136 italiani, finirà tutto. Una terribile fatalità: due carrelli che si ostacolano, una condotta dell’olio tranciata, un imponente incendio nella miniera che segnerà per sempre le speranze e la vita di tanti connazionali, tra di loro 7 molisani, partiti per il Belgio per trovare un lavoro che qui non c’era. Una tragedia che unitamente al disastro di Monongah rappresenta una delle ferite più dolorose per gli emigranti italiani e molisani. Per loro è stata istituita la “Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo”.
Sono trascorsi 60 anni da quella mattina dell’8 agosto 1956, ma il ricordo e il dolore per quella sciagura sono ancora intatti e indelebili nei ricordi dei familiari delle vittime e nella comunità molisana che ha pagato un prezzo pesantissimo in vite umane. La speranza di una vita migliore aveva portato tanti italiani a lavorare presso la miniera di carbone di Bois du Cazier, che oggi è patrimonio dell’Unesco a ricordo di un sacrificio troppo pesante in nome del progresso.
Il sogno di poter garantire una vita migliore alle loro famiglie lasciate a Busso, a Ferrazzano, a San Giuliano di Puglia e del Sannio, e che invece si è spento a quasi mille metri di profondità. Per questi motivi è doveroso che le Istituzioni tengano sempre vivo il ricordo di tragedie come quella di Marcinelle, ponendo sempre maggiore attenzione sulla sicurezza nei posti di lavoro e ricordando sempre il sacrificio di tanti connazionali che con il loro lavoro all’estero mantenevano la speranza di una vita migliore a chi era rimasto in Italia come in Molise. L’8 agosto è un giorno che deve rimarcare sempre con forza che la dignità e la vita di una persona valgono più di qualsiasi altra futile considerazione.
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