Riaffiora, dopo otto anni, la strampalata idea dell’allora ministro Tremonti di privatizzare le spiagge italiane. L’ipotesi, che si sperava morta e sepolta, è stata riesumata in questi giorni, con il duplice intento di fare cassa una tantum vendendo il demanio costiero e di aggirare – per la verità in modo grossolano e un po’ dilettantesco – le regole comunitarie sulla libera concorrenza. L’idea, oggetto di polemiche, ogni qualvolta viene proposta – afferma Roberto Barbieri, responsabile del settore Turismo del Movimento Consumatori – quella di vendere le spiagge agli attuali concessionari, non solo va in direzione esattamente opposta agli impegni europei in materia di concorrenza.
E’ inoltre evidente che, in questo come in altri casi, i termini privatizzazione e liberalizzazione, spesso usati come sinonimi, stiano invece ad indicare scelte opposte. Movimento Consumatori è favorevole alla liberalizzazione delle concessioni demaniali, e proprio per questo fermante contrario alla privatizzazione del demanio costiero.
Le spiagge devono rimanere patrimonio comune, e quindi di proprietà pubblica. afferma Filippo Poleggi, Segretario nazionale de L’altritalia ambiente. La loro valorizzazione a fini turistici deve avvenire salvaguardando le legittime aspettative degli operatori che ci hanno investito, ma garantendo al tempo stesso sia l’utilizzo pubblico , sia procedure di concessione che favoriscono la concorrenza. Per questo condividiamo la posizione di MC, conclude Poleggi, ma siamo contrari alla vendita soprattutto perché questa idea si scontra con un principio costituzionale volto alla tutela e salvaguardia del patrimonio paesaggistico nazionale; è già difficile la tutela delle spiagge in regime di proprietà pubblica, non osiamo figurarci quanti ecomostri e colate di cemento dovremmo guardare inorridendo per il piacere di riccastri ignoranti.
Movimento Consumatori
L’Altritalia