“Economia criminale e antiriciclaggio: i presidi di legalità nel territorio” é il tema di un convegno organizzato dalla Fisac Cgil e rivolto a commercialisti, avvocati e dipendenti bancari che devono saper fiutare situazioni di illegalità e malaffare. I reati di usura, evasione fiscale e corruzione sono i più ricorrenti sul territorio regionale e, a parere del sindacato, una più puntuale formazione delle categorie professionali coinvolte, la conoscenza del cliente e degli strumenti giuridici in vigore, la diffusione di una cultura della legalità, rappresenterebbero validi supporti nel contrasto al riciclaggio dei fondi neri. “La mafiosità – hanno sottolineato i sindacalisti – non solo soffoca la dignità delle persone e disgrega il tessuto sociale, ma impedisce al Molise di imboccare la via dello sviluppo”.
Il professore di diritto penale dell’economia, Andrea Abbagnano Trione ha poi illustrato la normativa che disciplina la materia. Il decreto legislativo n.231 del 2001 che ha introdotto la responsabilità penale delle persone giuridiche, e lo stesso “231” del 2007 che ha esteso la definizione di riciclaggio ad altre figure criminose diversamente individuate nel codice. Disposizione di legge che prevedeva per le banche l’adozione di un regolamento interno finalizzato a fronteggiare i rischi aziendali e schermare i reati in qualità di persone giuridiche. Ma, su questo punto, il professore ha evidenziato che, non tutti gli istituti di credito sono dotati di tale codice di autoregolamentazione, mancano gli organi preposti al controllo e, anche le segnalazioni di operazioni sospette all’UIF (Unità di Informazione finanziaria della Banca d’Italia), sono pressoché rare.
Nel successivo intervento, il professore di diritto costituzionale all’ Unimol, Michele Della Morte, nel sollevare la necessità di recuperare la nozione di uguaglianza fra i cittadini, ha detto che il fenomeno corruttivo è un corollario della crisi dello Stato. “Le regole sono alla base della legalità e non devono essere considerate ostacoli. Uguaglianza vuol dire ricreare una società più giusta, in cui tutti i cittadini si adoperano per la legalità”. A tal proposito l’avvocato Demetrio Rivellino, presidente dell’Ordine degli avvocati di Campobasso è intervenuto per far presente che in Molise non si potrà sperare in un futuro migliore qualora fosse soppressa la Corte d’Appello. “Una tale eventualità – ha rimarcato il professionista – comporterebbe, di conseguenza, il venir meno di molti presidi territoriali di legalità preposti ad arginare il malaffare. Oltre che -ha concluso – causerebbe una riduzione del PIL tra l ‘1 e il 2 per cento che certamente non gioverebbe alla nostra economia”.
Rossella Salvatorelli
Sopprimere la Corte d’Appello significherebbe disarmare il Molise nella lotta all’illegalità
Commenti Facebook