In Molise si sa, “nulla è impossibile”. Se poi il Molise, è guidato da un esecutivo di sinistra composto da appartenenti all’ ex centro-destra, che abbracciano l’area neo-liberista, catto-comunista di “patricelliana influenza” in una vera e propria macedonia di millantati ideali, allora nulla è più come sembra, perfettamente in linea con la tradizione “para amministrativa” della Regione. In tutta questa confusione, non sono più come sembrano nemmeno i principi dell’ordinamento più “banali”. All’attuale governatore Paolo di Laura Frattura, deve essergli sfuggita una cosa, ovvero, i referendum sono fatti per essere rispettati.
Pare non andare in questa direzione (aspettiamo di essere smentiti) un provvedimento inserito nel nuovo Piano Operativo presentato al tavolo tecnico interministeriale salute-economia (Tavolo Massicci) in cui la Regione Molise “nell’ambito del piano di rientro del debito sanitario” ha previsto: “la soppressione dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambiante del Molise ( ARPAM) per trasferirne le funzioni il patrimonio e il personale nell’ASREM”.
Facciamo un passo indietro, per capire come nasce l’ARPAM. Il Sistema delle Agenzie di Protezione ambientale è stato introdotto nell’ordinamento italiano dalla Legge 21 gennaio 1994 n. 61, di conversione del decreto legge n. 496/93, che all’art. 3 prevede appunto l’istituzione, con legge regionale, delle Agenzie Regionali per la protezione ambientale, attribuendo ad esse le funzioni, il personale, i beni e le dotazioni finanziarie dei Presidi Multizonali di Prevenzione.
“Detta previsione normativa scaturisce dall’esito largamente positivo del referendum abrogativo proposto all’elettorato nell’aprile del 1993, che ha chiaramente espresso la volontà popolare di sottrarre al Servizio Sanitario Nazionale le competenze in materia di protezione ambientale, ad esso attribuite nel 1978 dalla Legge n. 833. “
Specificamente con Decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 1993, n. 177 fu abrogata parzialmente (a seguito di referendum popolare, della legge 23 dicembre 1978, n. 833, recante istituzione del Servizio sanitario nazionale), la parte in cui si affida alle unità sanitarie locali i controlli in materia ambientale. In altre parole i cittadini italiani nell’aprile del 1993 si espressero per distinguere i due ambiti quello ambientale e quello sanitario, per evitare possibili e pericolose ingerenze tra le due aree.
Ma il Presidente Frattura pensa bene di poter ignorare l’esito referendario e accorpare, di fatto, le due strutture, offrendo a sussidio della sua tesi, un ipotetico e scarsamente analizzato, risparmio dei costi per circa 1,5 mln di euro.
Ci piacerebbe capire a fondo, natura e modalità del risparmio con una analisi tecnica precisa sui benefici, insieme ad altre cose che sono state oggetto di una interpellanza presentata nei giorni scorsi, in cui chiediamo al Presidente, di chiarire quanto previsto nel Programma operativo in merito ai fatti sopra esposti, con particolare rilievo:
-sui presunti benefici economici
-sulla riorganizzazione del personale
-sull’intero assetto organizzativo
-su come intende superare il palese “contrasto” con la normativa nazionale di specie.
Perché, si sa, il MoVimento 5 stelle è sempre stato favorevole alla riduzione della spesa pubblica, ma quando è reale e tangibile e non quando, con della azioni degne dei più abili prestigiatori legislativi, si intende “cambiare i timonieri”. Questo fatto ha sollevato perplessità in tutta Italia, sono stati svariati i messaggi arrivati dalle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale della altre regioni che chiedono chiarimenti, ma si sa, nel Molise di tutti gli amici e i parenti, orientato ad una “sinistra- neo liberista”, catto-comunista “di patricelliana influenza” tutto è possibile.
“A riveder le stelle…”