Società/ Le donne “discriminate, precarie e ricattabili”, due milioni denunciano molestie sessuali sul lavoro

Il patriarcato e il maschilismo non sono morti,anzi, dispiegano attivamente le loro infide armi, permane una cultura che oggettivizza la donne, relegandola a ruoli stereotipati, a creare terreno fertile per questa specifica tipologia di molestia.

I dati sulle molestie nei luoghi di lavoro lo testimoniano; un report dell’Istat sottolinea come l’81,6% di chi ha subito molestie sessuali sul lavoro, almeno una volta nella vita, è donna, è un numero impressionante: si parla di 1 milione e 900 mila donne. Un numero, di sicuro, sottostimato, considerando le difficoltà che molte donne hanno a denunciare non denunciano quando subiscono violenza domestica,  quando sono ricattate sessualmente nel o per il lavoro, di queste solo il 2,3% ha contattato le forze dell’ordine, troppo spesso si minimizza quelle che sono vere e proprie forme di violenza, fisica e psicologica. Il 40% delle ricattate, per non sottostare al ricatto, abbandona il lavoro, e quasi il 13% di quante sono state ricattate sono state licenziate o messe in cassa integrazione.

La paura di non essere credute e di essere, invece, giudicate, per quanto riguarda i ricatti sul lavoro è pari al 33,5%; la vergogna e l’auto colpevolizzazione al 23,5%; la scarsa fiducia nelle forze dell’ordine al 16,7%. Il report; “Le molestie: vittime e contesto” riferito agli anni 2022 e 2023 fotografa questo fenomeno pietoso: tra  sguardi, offese, proposte indecenti, fino alle molestie fisiche, l’Istat stima che il 13,5% delle donne tra 15-70 anni (che lavorano o hanno lavorato) ha subito molestie sul lavoro a sfondo sessuale nel corso della sua vita.

La percentuale si alza nelle fasce più giovani,  etra i 15-24 arriva al 21,2%, crolla invece se si considerano gli uomini: il 2,4%, sempre tra i 15 e i 70 anni, racconta di aver subito molestie sul lavoro, in totale si tratta di 2,3 milioni di persone, di cui 1,9 milioni sono donne. Il report sottolinea come queste molestie vengono subito anche fuori dal mondo del lavoro, con messaggi, mail e social media. La direttiva europea del 2006 chiariva che si intende molestia sessuale: “qualsiasi forma di comportamento indesiderato, verbale, non verbale o fisico, di natura sessuale, avente lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una persona, in particolare quando crea un ambiente intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo”.

Solo nel 2021 l’Italia ha ratificato la Convenzione dell’Organizzazione mondiale del lavoro che stabilisce l’importanza di monitorare il fenomeno, nel tentativo di sradicarlo. L’Istat ha evidenziando che oltre all’81,6% delle donne molestate si aggiungono ulteriori 298mila donne che hanno subito ricatti sessuali sul lavoro,o  per ottenere il posto o per avanzamento di carriera. Il 12,1% delle donne e l’1,8% degli uomini subiscono offese attraverso sguardi inappropriati e lascivi che mettono a disagio, la proposta di immagini o foto dal contenuto esplicitamente sessuale che offendono, umiliano o intimidiscono, scherzi osceni di natura sessuale o commenti offensivi sul corpo o sulla vita privata, in altri casi subiscono avances inappropriate, umilianti oppure offensive sui social, o ricevono email o messaggi sessualmente espliciti e inappropriati. Almeno il 5,9% delle donne e l’1% degli uomini ricevono proposte inappropriate che offendono, umiliano, intimidiscono o si spingono a richieste di  attività sessuale, anche, attraverso regali indesiderati di natura sessuale.

Il 2,6% delle donne e lo 0,2% degli uomini sono vittime di molestie di natura fisica, queste ultime sono state subite in particolar modo dal 3,4% dei giovani tra i 15 e i 24 anni. A livello europeo la situazione è varia e in alcuni casi non è migliore: si va da oltre il 50% di donne che hanno subito molestie sul posto di lavoro nel corso della vita in Finlandia e in Slovacchia ai valori minimi di Lettonia (11,1%), Bulgaria, Portogallo (entrambi i Paesi 12%) e Polonia (13%), cui segue l’Italia.

Alfredo Magnifico

Commenti Facebook