Società/ Essere Neet per tanti giovani è una scelta

Il fenomeno dei NEET (Not in Education, Employment or Training) in Italia ha assunto proporzioni allarmanti. Secondo i dati forniti dall’Istat, oltre il 23% dei giovani italiani tra i 15 e i 29 anni rientra in questa categoria, questo significa che circa un quarto di giovani italiani non è coinvolto in percorsi educativi né lavorativi, né in attività formative di alcun tipo. Questi giovani, spesso, sono scoraggiati dalle difficoltà di accesso al mercato del lavoro e dalle carenze del sistema educativo, vivono una situazione di stallo che rischia di compromettere non solo il loro futuro, ma, anche, lo sviluppo economico e sociale del paese.

La mancanza di motivazione e di prospettive concrete crea un circolo vizioso di inattività e disillusione. Le cause di questo fenomeno sono molteplici e complesse:

Innanzitutto, il sistema scolastico presenta molte lacune, con un alto tasso di abbandono scolastico e una scarsa capacità di orientamento verso il mondo del lavoro.

Il mercato del lavoro è caratterizzato da una forte rigidità e da una scarsa mobilità, che rende difficile per i giovani trovare opportunità lavorative adeguate.

Una carenza di politiche efficaci di formazione e inserimento lavorativo, che potrebbero invece costituire un ponte tra il mondo della scuola e quello del lavoro.

Non sempre si diventa Neet per causa di mancanza di prospettive lavorative e perdita di speranza nel futuro. 

Secondo Wired.it, molti giovani rifiutano l’idea che essere Neet sia un male, trattandosi solo di uno spazio di attesa volontaria, rivendicando un sentimento anti-corporate.

Molti di loro, vedrebbero le aziende solo come delle entità che sfruttano i dipendenti per incrementare i loro profitti, fomentando il diffondersi sui social dell’hashtag #corporatelife, che rilancia l’insoddisfazione dei giovani verso le dinamiche lavorative attuali fra call interminabili e il susseguirsi delle riunioni.

Alcuni esperti concordano che rimanere disoccupati per troppo tempo può avere effetti negativi, altri che essere selettivi durante la ricerca del lavoro può avere effetti benefici, mentre altri sostengono che, siccome le generazioni più giovani hanno vissuto periodi di instabilità economica, sono portate a preferire lavori che offrono maggiore sicurezza e soddisfazione personale.

Per affrontare efficacemente il problema dei NEET, è necessario un approccio che coinvolga scuola, famiglia, imprese e istituzioni, cercando di:

Rendere il sistema scolastico più flessibile e in linea con le esigenze del mercato del lavoro, potenziando l’alternanza scuola-lavoro e i percorsi di istruzione tecnica e professionale.

Implementare programmi di orientamento precoce che aiutino gli studenti a scegliere percorsi formativi in linea con le loro aspirazioni e le richieste del mercato del lavoro.

Offrire incentivi alle imprese che assumono giovani NEET, promuovendo stage e tirocini formativi che possano trasformarsi in opportunità lavorative stabili.

Sostenere politiche di inclusione sociale che contrastino la povertà educativa e favoriscano l’accesso a opportunità formative per tutti i giovani, indipendentemente dal loro background socio-economico.

Come diceva San Giovanni Paolo secondo:” Damose da fa”; solo investendo nella formazione e nell’orientamento dei giovani possiamo sperare di invertire questa tendenza negativa e costruire una società più inclusiva per tutti.

Alfredo Magnifico

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