Nell’appello, lanciato a gennaio del 2013 in favore dell’Orso bruno marsicano, avevamo già avuto modo di far risaltare l’anomalia della mancata previsione, tra le azioni a tutela del plantigrado, di una banca genetica a lui dedicata ed altre attività di conservazione ex situ. A nostro avviso un passo obbligato in presenza di una popolazione minacciata qual è quella che vive sulle nostre montagne. Tra l’altro una strategia contemplata dalla Convenzione per la Biodiversità, sottoscritta nel 1992 a Rio de Janeiro da quasi 200 Paesi (Italia compresa), e propedeutica al mantenimento della variabilità genetica e della vitalità demografica di piccole popolazioni. Un obiettivo da realizzarsi anche attraverso piani di allevamento, in condizioni controllate, delle specie in pericolo, con la finalità della loro reintroduzione nell’ambiente naturale. Si tratta, in altre parole, di accantonare del prezioso patrimonio genetico che potrebbe rivelarsi risolutore nella malaugurata ipotesi che un evento imprevisto, ad esempio una epizoozia, porti sull’orlo dell’estinzione la esigua popolazione appenninica. Questa necessità l’avevamo poi ribadita nel corso della tavola rotonda dedicata alle “Strategie di conservazione dell’Orso bruno marsicano” tenutasi a Roma nello scorso marzo, confermando che ci saremmo attivati in tal senso. Oggi siamo lieti di poter condividere la notizia di un primo, concreto e importante, passo in questa direzione. Dopo mesi di contatti e relazioni, ad ampio raggio, siamo pervenuti alla costituzione di un Gruppo Tecnico di cui fanno parte docenti della Facoltà di Medicina Veterinaria della Università di Bologna, colleghi ricercatori della Università di Léon in e medici veterinari esperti in animali selvatici. Le discipline messe in campo vanno dalla ecopatologia alla ostetricia e ginecologia veterinaria, dalla biochimica clinica all’anatomia patologica veterinaria fino alla etologia applicata. Altre competenze si aggiungeranno nelle prossime settimane. È da rimarcare, in modo particolare, la partecipazione dei ricercatori spagnoli dell’Università di Léon che da oltre dieci anni lavorano a un analogo progetto e che li ha visti realizzare una banca del seme dell’orso bruno che vive sulla Cordigliera Cantabrica. Le tecniche, l’esperienza e il know-how che hanno messo insieme saranno condivise con il gruppo di lavoro italiano. Non appena definiti i dettagli dei protocolli operativi questi saranno sottoposti al parere e alla autorizzazione degli Enti e delle Istituzioni che detengono la responsabilità decisionale e di gestione in materia. Questo risultato, che riteniamo di sicuro interesse, lo offriamo al Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise come un nostro contributo di collaborazione alla salvaguardia di una popolazione animale di eccezionale valore quale è quella rappresentata dall’Orso bruno marsicano.
SOCIETÀ DI STORIA DELLA FAUNA “GIUSSEPPE ALTOBELLO”
Società di Storia della Fauna: Una Banca del Seme per l’Orso bruno marsicano
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