Mi sollecita la conclusione di una nota di Michele Petraroia “Un piano per il lavoro che aiuti ad agganciare la ripresa economica nazionale”Che cito integralmente ”Ci sono tutti i presupposti per far ripartire il nostro sistema produttivo riuscendo a scavalcare il monito della Corte dei Conti che ci intima di chiudere le 158 società partecipate e il monito dei Sindacati che sollecitano il mantenimento e l’estensione del ruolo di soggetto gestore di imprese da parte della Regione. Per questo mi appello alle forze più responsabili che operano sul territorio per non far perdere al Molise il treno della ripresa economica nazionale”Sarebbe curioso e tutti i cittadini onesti del Molise ne dovrebbero essere portati a conoscenza di quante passività vengono accumulate dalle 158 società partecipate dalla regione e quante tasse essi sono costretti a pagare per far si che in Molise prosperi il socialismo reale. Nella mia breve vita sindacale sono stato uno dei più strenui assertori dell’autonomia dalla politica, dai governi e dai padroni altrimenti si rischia che l’unità sindacale si predica e non si realizzerà mai, troppe ideologie ci dividono_Landini Docet-.Ritengo al contrario che oggi serve un salto di qualità perché per sviluppare gli interessi dei lavoratori servono forme di partecipazione alla vita delle imprese e non la pretesa che le imprese siano partecipate nei debiti dall’ente pubblico. Come organizzazioni sindacali non possiamo continuare a vivere sognando la proroga di una rendita dei tempi che furono perché non possiamo far finta di credere che tutto questo sfacelo economico non sia accaduto, dobbiamo tutti, compresi politici e pubblici amministratori, interrompere il saccheggio, festini con trans o Escort, populista diseducativo. Non è nel nostro compito ne nel nostro D.N.A. la spettacolarizzazione o la notorietà noi non siamo sindacalisti da intrattenimento ne gladiatori o amazzoni, da circo. Il sindacato deve occuparsi dei nuovi lavoratori e dei nuovi lavori,di chi ha perso il lavoro e di chi il lavoro non lo trova. Il campo d’azione sembra essersi ridotto al Jobs Act e l’art.18 ma negli ultimi vent’anni per circa il 90% dei neoassunti non è scattato neanche un articolo dello Statuto dei lavoratori. Durante questi anni ma soprattutto in questi ultimi 7 anni di crisi tutto questo mondo è stato abbandonato dalla politica e non ha beneficiato di grandi rivendicazioni sindacali. Per chi come me ha operato in questi settori a contatto con lavoratori che non avevano certezze, duro è stato il lavoro per cercare di evitare che la disperazione si trasformasse in rassegnazione. Serve coraggio per sedersi ad un tavolo con l’obiettivo di riportare la produttività nelle aziende, discutendo: degli orari di lavoro, dei turni, di organizzazione del lavoro, orari e welfare, di come conciliare vita e lavoro.Oggi la sfida più grande si chiama partecipazione dei lavoratori, non è più tempo ne di paternalismo ne di conflittualità, occorre ricercare imprenditori che ritornino ad investire.E’ arrivata l’ora di abbandonare l’idea : ”un carattere antagonistico dei rapporti tra sindacato e padronato pubblico e privato”.
L’unità sindacale si può ricostruire e si deve ricostruire su una strategia sindacale nuova e autonoma: solo la partecipazione dei lavoratori farà fare un salto di sistema, al nostro paese, a sindacati e imprese, tema che al momento, pur essendo al di fuori dell’agenda di questo governo,può essere inserita nell’agenda del Molise accettando l’invito di Petraroia e aprendo un tavolo di contrattazione che sia un laboratorio per il piano più alto.
Alfredo Magnifico
Serve un sindacato meno burocratico e rituale ma più responsabile e partecipativo
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