“La Chiesa vuole e deve tornare alla povertà della kenosis di Cristo. I gravi , intesi come pesanti, problemi che opprimono l’uomo non sono imputabili ad una crisi economica, quanto ad una frattura antropologica tra l’uomo e il suo creatore. La ricchezza, la vanità, l’incoerenza, la corruzione, rappresentano forme di esasperazione a cui solo la povertà della Chiesa può rispondere.
Nella storia della Chiesa non era mai accaduto che un Papa decidesse di prendere su di sé il fardello e l’eredità lasciata dal poverello di Assisi. Nel suo testamento la cura per il Creato, per i piccoli della Terra, per ogni espressione di diversità, sia essa religiosa, etica o fisiologica e, soprattutto, un vangelo “sine glossa”, senza compromessi”. Con questa breve sintesi che caratterizza il giovane pontificato di papa Francesco, mons. GianCarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso – Bojano, ha voluto tracciare stamani, durante la sua visita pastorale ad Oratino (CB) il volto testimoniale del Vicario di Cristo. “Senza dubbio –ha proseguito- , lo Spirito ha ispirato in lui, fin dalla sua presentazione al conclave, il senso di un terzo millennio ubriaco di ogni forma di ricchezza che troverà risposta solo nella capacità dell’uomo di essere testimone di un ritorno ai valori evangelici, senza alcun compromesso. Francesco d’Assisi ebbe il coraggio di dare testimonianza di un indirizzo radicale, seppur aperto ad ogni possibilità di dialogo nel mondo. Lo spirito che cinquanta anni fa soffiava impetuoso sui padri conciliari, ha confermato la sua presenza: perché la sposa di Cristo non sarà mai abbandonata alle brame del tentatore.
Resta la commozione e lo stupore di quel 13 marzo 2013, un momento di gioia ma anche di importanti decisioni con una speciale attenzione alle Periferie esistenziali ed alle Periferie, piccoli centri urbani come il Molise che il Papa ha visitato, inaspettatamente, il 5 luglio 2014. Il nostro Grazie ed anche il Suo Grazie ha gratificato la nostra terra, semplice ed accogliente.
Il dono più grande poi, di questi due anni di pontificato di papa Francesco, che anche noi come diocesi del centro sud d’Italia constatiamo, è la crescita della vicinanza della Chiesa alla gente. Il suo messaggio a volte ruvido e scomodo per la sua adesione radicale al Vangelo, è divenuto la cifra di un pontificato che ha ribaltato il rapporto tra Chiesa e fedeli, attestandolo più sulla frontiera della Misericordia che su quella della Giustizia. L’inequità, l’esclusione sociale, la marginalità a tutti i livelli, sollecita moltissimo, noi pastori. Ci sentiamo sostenuti specialmente per chi come noi vive in zone semplici. In questa spinta data dal Papa ad uscire e aprirsi i cristiani si sentono edificati perché la Chiesa è ora più vicina alla gente. Nella divisione l’unione, nella guerra la pace: papa Francesco incarna ed assume, oggi le ansie, ma anche le preghiere di un popolo di Dio che cerca la luce in un periodo di oscurità.
In Lui una Chiesa che ha una guida certa per rispondere alle provocazioni di una società che ha dimenticato che la radice dell’esistenza è nella semplicità. Auguri Santo Padre e buon Cammino !”.