E’ stata istituita in Molise la prima scuola della legalità, probabilmente anche la “prima in Italia”. La scuola è stata intitolata a “Don Peppe Diana”, ed ha tenuto la prima lezione sabato 8 novembre 2014 presso la sala teatro del cinema Oddo di Termoli, dove è stata istitutita la sede, presso la chiesa del Carmelo dove opera il parroco don Ulisse Marinucci. Il perchè di tale scelta e quali sono gli obiettivi che si cercherà di raggiungere ce li spiega il suo ideatore, il professor Vincenzo Musacchio, presidente di Co.Re.A. Molise.
Perché è importante parlare di legalità oggi ?
Credo che oggi sia importante parlare di legalità soprattutto in termini di eguaglianza nel rispetto della persona umana e dei suoi diritti fondamentali. Le regole sono condivise quando comprese nel loro significato più assoluto, quello cioè del rispetto per la dignità di tutti. I giovani rappresentano, per più motivi, il riferimento della nostra Scuola della Legalità non a caso intitolata a Don Peppe Diana: fenomeni come il bullismo, il vandalismo, la diffusione della droga, il pericolo di reclutamento da parte di clan mafiosi con tutto il loro indotto di sfruttamento, degrado e marginalità sociale, investono direttamente ed in modo massiccio i giovani e chiamano, quindi, le istituzioni e noi come associazioni ad un impegno di particolare rilievo. Si tratta, infatti, di attivare politiche di prevenzione e promozione che affrontino le problematiche del presente, ma guardino anche al futuro, preoccupandosi di gettare le basi per garantire nel tempo la tenuta sociale della nostra comunità. Sono convinto che occorrano politiche di educazione alla legalità, finalizzate allo sviluppo del senso civico presso le generazioni più giovani, inteso come base per l’affermarsi di un’idea di comunità solidale e coesa che si riconosca nelle regole che si è data e le rispetti. Mi riferisco anche alle politiche di prevenzione del disagio, che proprio in ambito giovanile possono raggiungere i risultati più efficaci. Ecco perché parlare di legalità non è importante ma è indispensabile.
I simboli della legalità che lei spesso cita nei suoi incontri sono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Cosa rappresentano oggi e cosa dovrebbero rappresentare per i giovani?
In realtà cito spessissimo anche il giudice Antonino Caponnetto che ho avuto il privilegio di conoscere personalmente. Questi magistrati rappresentano un modello a cui ispirarsi. Ricordo che quando furono assassinati ero giovanissimo appena laureato in giurisprudenza con una tesi proprio sulla legislazione antimafia e fui molto coinvolto emotivamente dal momento che stavo iniziando un percorso professionale vicino alle loro idee. Ancora oggi per me sono esempi di vita. La loro grandezza è stata l’aver avuto sempre chiaro il loro senso del dovere al servizio della giustizia e della verità. Ecco, questo senso del dovere dovrebbe essere ampiamente diffuso tra i giovani d’oggi.
In varie occasioni in questi anni, con la sua presenza, ha dato la possibilità ai molisani di ascoltare, interrogare, ponendo la necessità sul senso del rispetto delle regole. Ma bastano le parole per affrontare pericoli del nostro quotidiano?
Nella società dei media le parole ricoprono grande importanza. Quindi approfondire il significato preciso delle parole, riappropriarsene, è il primo passo per agire correttamente. Conoscere vuol dire essere liberi di scegliere consapevolmente. Si può agire bene solo se si riflette e si pensa, e il pensiero è fatto anche di parole. Ovviamente non ci si può fermare solo alle parole ma si devono attuare i comportamenti conseguenti, ciascuno nei propri ambiti di competenza. Il cittadino comunque va reso consapevole di ciò che lo circonda con obbiettività perché solo così potrà agire liberamente e consapevolmente.
A cosa è dovuta l’escalation d’illegalità in cui è caduta la nostra regione negli ultimi tempi (racket, furti, scippi, rapine, truffe, infiltrazioni criminali e così via)? Come stanno reagendo, a suo parere, le istituzioni locali?
Per quanto riguarda la magistratura molisana, credo che la macchina sia funzionale. Conosco molti magistrati del distretto e ritengo che siamo in buone mani. Probabilmente il nervo scoperto risiede sia nelle leggi poco efficaci, sia nella carenza di personale nelle forze dell’ordine, problemi che dovrebbero essere seriamente presi in considerazione dalle istituzioni e dal potere politico. I politici deve chiedere alle istituzioni centrali il massimo impegno per portare le dovute risorse alle forze dell’ordine e riformare l’intero sistema penale e giudiziario.
Si è notato come negli ultimi anni siano state tante le occasioni da lei offerte al Molise in cui si è discusso di corruzione, di legalità e di criminalità ambientale. I suoi progetti hanno avuto ampi consensi anche all’estero. Tutti però abbiamo notato l’assenza dei politici locali. Come se lo spiega?
Se dicessi ciò che penso sarei passibile di querela. Una cosa però posso dirla: credo che i cittadini debbano valutare se ognuno svolga i propri compiti al meglio, se la classe dirigente guardi all’interesse collettivo e non personale. Paolo Borsellino diceva spesso che politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo. Un politico che non partecipa ad iniziative sulla legalità con personaggi di livello nazionale ed internazionale come lo si giudica? Per me si giudica da solo.
Crede che ci sia oggi un’etica nella politica?
No! Fermo restando poi che ognuno può valutare se questo valore sia concretizzato nel proprio ambito. Io credo che manchi la tendenza a guardare il bene comune. Oltre ad una onestà concreta, sarebbe auspicabile anche un’onestà intellettuale, che spesso scarseggia. Ma questa, naturalmente, è solo la mia opinione.
Quale è il suo giudizio sulla loro partecipazione degli studenti ad iniziative sulla legalità?
Positivissimo. Da circa vent’anni anni partecipo nelle scuole alle cosiddette “Giornate della legalità” e non solo in Molise e ho tantissima fiducia nei giovani. Oggi con la Scuola della Legalità abbiamo un nuovo grimaldello che sono certo funzionerà nell’aprire le coscienze più restie. A me piace partecipare, lo faccio spesso e gratuitamente. La nostra iniziativa offrirà tanti percorsi di legalità, tanti incontri con gli studenti, portandoli a conoscere i meccanismi istituzionali, per renderli cittadini consapevoli e responsabili. L’obiettivo più importante è far ragionare i ragazzi sui fatti, far conoscere loro le regole, offrire loro opportunità di scelte consapevoli. Il giudice Caponnetto spesso mi diceva che si diventa veramente liberi conoscendo e non solo assistendo alle rappresentazioni che fanno altri. Io credo ancora oggi fermamente nel suo insegnamento!
Infine, perché la Scuola della Legalità “Don Peppe Diana”?
Perché vivere la legalità significhi vivere il valore delle regole come strumento di libertà e progresso affinché le differenze di ognuno siano un arricchimento per tutti. Perché vi sia protezione dalla violenza, dall’arroganza e dagli abusi di chi pensa di essere più forte. Perché vi sia consapevolezza che credere nelle istituzioni democratiche e crescere nella partecipazione pluralista, nel pieno riconoscimento della centralità della persona sia cosa buona e giusta. Perché per i giovani la legalità significhi accettarla, farla propria accogliendone le ragioni profonde e farne pratica quotidiana, condividerla non barattandola mai con favori e clientelismo. Perché diffondere la cultura della legalità invece del “puzzo del compromesso” sia il lasciapassare per la crescita personale, nutrita dalla necessità di dare qualcosa di sé per collaborare al bene comune cui tutti noi dobbiamo aspirare. Il nostro è un progetto che darà i suoi frutti. Ne sono certo. Voglio chiudere con un auspicio positivo: spero che le istituzioni ci aiutino a concretizzare questi nobili obiettivi. (Mariateresa Di Lallo)