Il Bollettino economico della Banca d’Italia non ci offre, affatto, notizie rassicuranti per il prossimo futuro ed in particolare per il lavoro e la crescita,conferma un quadro, ancora, complicato e contraddittorio per l’economia e per l’industria del nostro Paese: Dall’Analisi viene ridimensionata la previsione del Pil del 2015 che vedrà una «crescita modesta»: +0,4% contro +1,3% della previsione di luglio, mentre nel 2016,forse, accelererà a+1,2%; l’incertezza resta ampia e cruciale; La ripresa dell’occupazione resta fragile. Aumentano in misura contenuta i consumi,ma il loro contributo alla crescita viene controbilanciato dalla caduta negativa degli investimenti, sembra sia lievemente migliorata la condizione del credito alle imprese;
Per quanto riguarda il debito pubblico si sottolinea che il l’indebitamento resta prossimo al tetto del tre per cento del Pil. Il rapporto debito/Pil è salito di circa quattro punti percentuali portandosi in prossimità del 132 %, La buona notizia è la caduta del prezzo del petrolio , ma dinnanzi allo scenario di forte tensione presente sui mercati finanziari , le più basse quotazioni del greggio non bastano ad incentivare la crescita; Bisognerà temere le ricadute della crisi russa, la situazione non facile della Grecia, il rallentamento dell’economia cinese,i focolai di guerra dei paesi Arabi. Nonostante l’ottimismo dei vari esponenti del Governo, per l’economia italiana la strada è ancora impervia e faticosa, ma ciò che più preoccupa nella lettura dei dati di BankItalia è che l’occupazione resta fragile e le aspettative permangono negative.
A mio modesto parere non può che essere così, se non si toglie,abrogandola, la iniqua legge Fornero che da un lato blocca la fuoriuscita in pensione di forze anziane e dall’altra impedisce l’ingresso di forze giovani nel mondo del lavoro; i dati dell’occupazione avranno un crescendo negativo.
Si abbia,infine, il coraggio di ridimensionare “diritti e prebende” che troppi Mandarini godono. Questi dati arrivano al termine di una settimana turbolenta per le borse, per la decisione a sorpresa della Banca centrale Svizzera di togliere il tetto fissato tre anni fa al cambio euro/franco. Attendiamo ora le mosse e le decisioni che giovedì prossimo assumerà la Banca Centrale Europea, che dovrebbe dare il via al Quantitative Easing (consistente nell’acquisto massiccio di titoli con denaro di nuova emissione). Come si può notare da questi dati il nostro Paese resta in una situazione critica e molto delicata. Anche se c’è qualche segnale positivo sugli ordini e sulla ripresa dei fatturati,si registrano ancora molte situazioni negative che portano a dire che siamo ancora nel mezzo della bufera recessiva. Occorrerebbe riprendere una forte iniziativa sul terreno dell’occupazione e dell’economia,forse è arrivato il momento di chiederci se l’attuare modello economico segnato dal liberismo sia in grado di risolvere i problemi che ha generato e se non è arrivato il momento di iniziare a sperimentare nuove Strade.
A volte siamo sopraffatti dal timore ad immaginare il futuro che ci può attendere. L’avere ignorato per tanto tempo una serie di problemi, aver puntato a un progetto di mercificazione della società e del lavoro è stato un errore che stiamo pagando oggi e che rischiamo di pagare più duramente domani, quando le questioni e i processi saranno più complicati se non altro dagli stravolgimenti della situazione internazionale.
Di fronte a quest’analisi sconfortante,parafrasando il titolo di un Film che va per la maggiore; si accettano Miracoli.
Alfredo Magnifico