Ne è affetto oltre un milione di persone, con 190 mila ricoveri l’anno tanto da essere la seconda causa di ospedalizzazione dopo il parto naturale o il diabete – leggasi dati regionali che vedono il Molise in cima alla classifica delle patologie – di cosa si tratta? Dello scompenso cardiaco, patologia poco conosciuta dai pazienti spesso e volentieri sottovalutata anche da chi è preposto alla tutela della salute. Andando a esaminare più approfonditamente il problema di non poco conto, lo scompenso cardiaco è la condizione in cui il cuore non è più capace di distribuire il sangue ossigenato in misura adeguata alle richieste metaboliche dei tessuti con sintomi specifici quali: l’affaticamento nella respirazione, la stanchezza, il gonfiore degli arti sia superiori che inferiori, e non ultimo per importanza, alterazioni dello stesso ritmo cardiaco. Per la dott.ssa Maria Frigerio, direttore di Cardiologia 2 all’ospedale Niguarda di Milano “necessita conoscere, prevenire e trattare il killer del cuore anche se la sintomatologia che presenta può essere associata ad altre condizioni patologiche, tant’è che s’ indirizzano i pazienti a sottoporsi a indagini sull’apparato digerente anziché sull’apparato cardiovascolare. Pazienti nei quali lo scompenso si esprime con l’inappetenza o il dolore alla bocca dello stomaco”. Nella classificazione curata dal New York Heart Association (Nyha), lo scompenso cardiaco viene suddiviso in 4 classi crescenti di gravità, che vanno dall’assenza di sintomi nell’attività fisica abituale, alla spossatezza e all’affaticamento anche a riposo. Il tutto in considerazione che la fase acuta è caratterizzata dal manifestarsi di edema polmonare causato da ipertensione grave, che vede lavorare la pompa cardiaca con fatica con la produzione e accumulo di liquidi nei polmoni e nei tessuti se non addirittura un grave deficit della pompa stessa, che compromette le funzioni di tutto l’organismo. “per questo è importante ricordare che lo scompenso cardiaco è il vettore principale per altre patologie quali: cardiopatia ischemica, ipertensione arteriosa, alterazioni delle valvole cardiache, miocarditi e alcune aritmie indotte dall’assunzione di farmaci oncologici e antidepressivi. Patologie che si stima che nei prossimi dieci anni si avrà un interesseranno del 2,3% della popolazione italiana con una aggravio di spesa totale sanitaria che ammonta a tre miliardi di euro l’anno. Indici numerici che lanciano un allarme, soprattutto se si pensa che la popolazione del nostro Paese, è sempre più sottoposta a stress di vario genere. Condizione che è la principale causa di alterazioni cardiache che, se non curate adeguatamente, porta al decesso anche improvviso senza alcun preavviso; ecco perché non si devono sottovalutare i sintomi veri e propri campanelli d’allarme per l’organismo.
Massimo Dalla Torre