SBLOCCO DEI CONTRATTI PUBBLICI E RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI: BOCCARDO: “LE SENTENZE DELLA CONSULTA PER IL MOLISE VALGONO IL DOPPIO”

La Consulta ieri ha deciso: il blocco dei contratti nel pubblico impiego è illegittimo. Il Governo dunque, come ha subito rivendicato Carmelo Barbagallo Segretario generale della UIL, deve convocare immediatamente il sindacato per rinnovare i contratti di tutti i lavoratori del settore (statali, dipendenti degli enti locali e operatori della sanità, lavoratori della scuola, ricercatori, dipendenti degli Enti previdenziali, …): non c’è da aspettare un minuto in più degli anni che abbiamo già perso.

Certamente il nostro Presidente del Consiglio e la Ministra Madia saranno pronti a rispettare la sentenza e a procedere conseguentemente: se così non fosse, saremmo di fronte a un atto gravissimo contro il quale il Sindacato non resterebbe a braccia conserte. D’altra parte abbiamo avuto modo di dimostrare la capacità del Sindacato di rappresentare gli interessi dei dipendenti pubblici e di rivendicare il rispetto del loro ruolo anche con momenti di mobilitazione e di protesta che hanno visto in questi anni i dipendenti pubblici molisani in prima fila.

Come UIL abbiamo sempre detto che il 2015 deve essere l’anno dei contratti: ora ci sono tutte le condizioni perché questa nostra rivendicazione e questo nostro impegno vengano rispettati.

Inoltre, il fatto che il blocco non sia stato considerato illegittimo per il passato non ci impedisce di rivendicare il “maltolto” in sede di trattativa sindacale. E’ un diritto che vogliamo e dobbiamo esercitare, nelle forme e nei modi che potranno scaturire dal confronto, per restituire ai lavoratori del pubblico impiego il potere d’acquisto perduto in questi anni.

L’altra sentenza della Corte Costituzionale, di qualche giorno fa, riguarda i pensionati: è stato sbagliato bloccare gli adeguamenti dei loro trattamenti.

Ieri a Roma si è tenuto, anche qui con una bella presenza anche di molisani, il presidio nazionale delle organizzazioni sindacali dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil organizzato in concomitanza con l’avvio della discussione alla Camera dei Deputati per la conversione in legge del decreto sulle pensioni che deve dare applicazione alla sentenza.

Sono state illustrate alla Presidente della Camera Laura Boldrini, che ha ricevuto una delegazione dei tre sindacati, le ragioni della mobilitazione e le preoccupazioni dei pensionati: vogliamo un riconoscimento del diritto a una rivalutazione delle pensioni adeguata, la riduzione della pressione fiscale sulle pensioni, una efficace tutela della non autosufficienza anche attraverso l’approvazione di una legge nazionale e finanziamenti più consistenti. Abbiamo però anche espresso grande preoccupazione per l’affermarsi di un clima di criminalizzazione dei pensionati e degli anziani del nostro Paese e per il tentativo di mettere gli uni contro gli altri giovani e anziani, con il rischio di una pericolosa frattura sociale.

Romano Bellissima, Segretario generale della Uil Pensionati, che i molisani hanno recentemente incontrato nel corso di una sua venuta in regione per toccare con mano i problemi, in chiusura del presidio ha assicurato che il sindacato continuerà a mobilitarsi per chiedere che, nell’iter di conversione in legge del decreto sulle pensioni, il Parlamento apporti modifiche significative al testo, in particolare per la ricostituzione del montante pensionistico, così da evitare che il danno prodotto dal blocco della rivalutazione introdotto dalla legge Monti Fornero diventi permanente.

C’è, e lo facciamo notare con forza, un risvolto tutto molisano delle due vicende: nella nostra realtà regionale la pubblica amministrazione, in tutte le sue sfaccettature e nella sua articolazione complessa, è la più grande azienda, che dà lavoro a migliaia di persone e assicura un reddito a buona parte delle famiglie (forse l’unico vero datore di lavoro di dimensioni consistenti, purtroppo …). Ed i pensionati, con i loro magri trattamenti, sono comunque la maggioranza dei molisani e contribuiscono non poco alla tenuta delle loro famiglie ed alla coesione sociale della nostra collettività.

Rinnovare i contratti di lavoro dei dipendenti pubblici, che hanno avuto bloccato anche il salario individuale, e incrementare le loro buste paga, così come rivalutare le pensioni potrà far arrivare anche in Molise un po’ di risorse economiche aggiuntive, potrà alleviare le sofferenze delle famiglie allo stremo, aiutare i figli che studiano e coloro che vivono di ammortizzatori sociali e di precariato (la famiglia ed il parentado sono la vera solidarietà nei momenti di crisi economica, occupazionale e sociale. Anche qui da noi!).

Questo “danaro circolante in più” ed una condizione di migliore remunerazione del lavoro dei dipendenti pubblici e di pensioni più decorose possono far riprendere un poco la propensione alla spesa da parte dei molisani e, speriamo, far ripartire i consumi (con benefici anche sul commercio e sui servizi, sulla produzione manifatturiera e sull’edilizia).

I lavoratori che in questi anni di sacrifici ne hanno fatti molti, i dipendenti pubblici che hanno continuato ad assicurare la loro dedizione e la loro professionalità, tutti coloro che con il sindacato si sono battuti non accettando i blocchi stipendiali e la sospensione prolungata della contrattazione, devono sapere che, con il pronunciamento della Corte Costituzionale di ieri, un passo in avanti importante è stato fatto. Altrettanto, i pensionati, che hanno sopportato penalizzazioni in tutti questi anni, devono leggere la recente sentenza che li riguarda come un riconoscimento importante del loro diritto ad una vita decorosa e ad un reddito adeguato.

Poi ancora avremo da battagliare, avremo finalmente da negoziare e spingere perché il rinnovo di tutti i contratti di lavoro pubblici sia veloce e positivo e perché la legge che rivaluta le pensioni sia corretta ed in linea con i principi di equità e giustizia. Ma, se saremo uniti e determinati come abbiamo imparato a fare, nulla ci sarà impedito.

Perché deve, una buona volta, finire questa vicenda di soldi tolti dalle tasche dei dipendenti pubblici e dalle legittime aspettative dei pensionati per far fronte alla drammatica situazione economica del Paese.

Chi in questi anni ha pensato di “fare cassa” tagliando i diritti dei cittadini onesti, che lavorano o hanno lavorato, che versano regolarmente le tasse dovute, è stato sconfessato non da una ma da due sentenze della Corte Costituzionale.

A pagare il risanamento e aiutare ad avviare la ripresa economica non possono essere sempre gli stessi, i dipendenti pubblici da una parte ed i pensionati dall’altra!

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