E’ paradossale che una risorsa per la sanità molisana: la mobilità attiva (persone che vengono a curarsi in Molise), venga presentata come un problema.Sembra essere questo il messaggio lanciato qualche giorno fa su alcuni mezzi di comunicazione molisani.L’aspetto che è stato evidenziato è soprattutto quello economico, su cui comunque faremo chiarezza, senza far riferimento al dato più importante: il PAZIENTE e la qualità delle cure.
E’ evidente che se un flusso così rilevante di persone viene in Molise, lo fa perché riceve prestazioni sanitarie d’eccellenza. Questo fenomeno, che riguarda soprattutto Cattolica e Neuromed, incide positivamente sull’economia molisana per i flussi sanitari ma anche per le attività del cosiddetto “indotto” (alberghi, ristoranti, bar, etc.).
D’altro canto, migliaia di molisani hanno la possibilità di curarsi senza andar via dalla propria regione. Ricordiamo che la presenza della Cattolica in Molise, fu voluta dagli amministratori dell’epoca proprio per arginare il fenomeno dei cosiddetti “viaggi della speranza”: una vera e propria piaga sociale che coinvolgeva migliaia di famiglie.
Circa 5 mila molisani e circa 3.000 pazienti di altre regioni ogni anno vengono ricoverati alla Fondazione “Giovanni Paolo II“, ciò significa che se questa struttura non esistesse…. 5.000 molisani sarebbero costretti a fare centinaia di chilometri per curarsi, andando ad incrementare il flusso già rilevante di mobilità passiva (persone che dal Molise si rivolgono a strutture extra regionali).
Esaminiamo adesso l’aspetto economico: .
oggi il sistema di remunerazione per i pazienti fuori regione prevede il pagamento da parte delle regioni con due anni di ritardo (vale per tutte le regioni perché è il tempo necessario per poter trasmettere ed esaminare i flussi dei pazienti).
In base al contratto firmato dalla Fondazione, il pagamento delle prestazioni, erogate all’interno del limite invalicabile del budget annuale, avviene attraverso acconti bimestrali pari al 95% di un dodicesimo del suddetto limite (o inferiore se le prestazioni fatturate sono inferiori a tale importo). Il pagamento del saldo, sempre entro il limite del budget annuale, dovrebbe essere corrisposto entro 60 giorni dal termine delle procedure di verifica. La Fondazione attende il pagamento del saldo delle prestazioni erogate negli anni 2012 e seguenti, con il vincolo che il pagamento delle prestazioni erogate a favore di pazienti provenienti da fuori regione sarà corrisposto dopo due anni e solo se riconosciuto dalla regione di provenienza del paziente..
Inoltre se è vero che la Regione Molise “riscuote” gli importi dovuti con ritardo, è altrettanto vero che paga con lo stesso ritardo le somme relative alle prestazioni erogate ai cittadini molisani da ospedali non regionali (mobilità passiva).
Accade pure che le strutture private convenzionate non ricevono il 100% delle prestazioni erogate ai pazienti, perché quando le prestazioni sono al di fuori del budget e delle previsioni contrattuali, la regione non le paga neanche quando riceve i soldi dalle altre regioni per quei pazienti non molisani che si sono fatti curare in Molise.
Pertanto dal momento che la regione Molise ha un saldo di mobilità attiva, essa prende più soldi di quelli che dà alle altre regioni e se, come accade, non le paga per intero alle strutture che hanno fatto mobilità attiva, significa che arrivano a bilancio regionale, si trova ad avere somme maggiori e le può utilizzare anche per altre esigenze di bilancio ( noi non possiamo interferire in questo, ma………da qua a dire che ci guadagnano le strutture private…. è esattamente l’opposto!!
Sono infatti le strutture accreditate in Molise :
-che danno assistenza di qualità ai cittadini molisani – e non ,
-che evitano viaggi della speranza ai pazienti molisani,
-che attraggono pazienti da altre regioni creando anche un indotto economico,
-che finanziano anche il sistema sanitario regionale con le compensazioni tra regioni che vedono il Molise come l’unica regione del Sud in attivo.