Con le prime indiscrezioni sulla nuova organizzazione della Sanità regionale ciò che si temeva si sta materializzando: l’ospedale Cardarelli non avrà più Cardiologia e Oncologia. Quanto farà male questo taglio lo si capirà fra qualche tempo, intanto proviamo a spiegare il dramma di queste novità con qualche semplice esempio non prima, però, di specificare che già a inizio settimana abbiamo presentato un’interrogazione in Consiglio regionale per conoscere il contenuto dei Piani operativi e vedere le ricadute su tutto il territorio regionale.
Spesso si è detto che, oggi, il reparto di Cardiologia dell’ospedale pubblico funziona bene nonostante tutto. Eppure Frattura lo sta tagliando. Quale logica si nasconde dietro questa scelta?
Semplice: anche l’ex Cattolica, quindi il privato, ha il proprio reparto di Cardiologia che, quindi, sostituirà quello del Cardarelli. Il Governatore agisce in questo modo proprio perché, altrimenti, non sarebbe più giustificato l’acquisto di prestazioni ospedaliere dal privato, data la necessità di evitare le duplicazioni per ragioni economiche. Tutto questo, in più, ha un grande problema: senza l’acquisto di prestazioni dal privato, la Fondazione in poco tempo sarebbe costretta a chiudere.
Inoltre, non è un caso che lo stesso privato dedichi attenzione proprio a Cardiologia e Oncologia: basterebbe sapere quanto siano remunerative queste aree mediche per capirne le ragioni.
Il privato, è naturale, investe dove sa di poter guadagnare e nel caso della Sanità è avvantaggiato dal fatto che non deve sobbarcarsi i costi dei “servizi obbligatori a perdere” come il Pronto Soccorso, perché tanto è la Regione, cioè i cittadini, a pagare.
E non ci vengano a cantare la solita cantilena dell’eccellenza, perché anche nel pubblico abbiamo esempi di qualità massima e, guarda caso, al Cardarelli uno di questi è rappresentato proprio dal reparto di Cardiologia che stanno smantellando.
Ad ogni modo, è chiaro che il problema della contrapposizione tra pubblico e privato non è mai stata una questione di chi lavora meglio. Lo diciamo da sempre: bisognava destrutturare il pubblico per fare posto ad altro. Così, ora si stanno riscrivendo le regole ed è molto pericoloso. Normalmente, nel nostro sistema sanitario, le cure devono essere garantite dal servizio pubblico che, nel caso non riesca sufficientemente a far fronte alle esigenze, compra prestazioni medico ospedaliere. Il problema è che, per queste prestazioni, la media nazionale si aggira intorno al 20 per cento, ma in Molise siamo quasi al doppio.
Insomma, a Campobasso tagliano i reparti funzionanti e trasferiscono il personale, mentre affidano lo stesso servizio ai privati in gestione esclusiva. In pratica si sta esternalizzando il diritto alla salute come se fosse la mensa o la sterilizzazione degli strumenti. Una pazzia.
Se si continua così sarà difficile abituarsi a questa amputazione almeno fino a quando non decideranno di farla finita e uccideranno la Sanità pubblica.