“Provo a rispondere nel merito delle proposte avanzate dai nostri tre parlamentari del Pd. I concetti da loro espressi sono due:
– ottenere una deroga dai parametri del Regolamento Balduzzi
– creare una Azienda ospedaliera universitaria al Cardarelli per salvare il Dea di II livello a Campobasso e il Dea di I livello a Isernia e Termoli. Tutto questo per evitare “la morte della sanità pubblica” nella nostra Regione. La speranza di sopravvivenza risiede solo in una politica sanitaria capace di guardare non alle etichette, ma alla quantità e alla qualità dei servizi. La sanità pubblica sopravvivrà se porteremo a termine una rivoluzione del sistema basata su tre criteri:
1. appropriatezza, cioè fornire ai cittadini prestazioni realmente efficaci
2. qualità nell’erogazione di servizi
3. sostenibilità economica.
La richiesta di deroghe a una applicazione rigida del Decreto Balduzzi è già nelle proposte di riorganizzazione della rete ospedaliera che stiamo preparando e riguarda non generiche etichette come Dea di I o II livello, da apporre all’entrata delle strutture, etichette che non servono a garantire la salute dei cittadini, ma proposte serie, concrete, tese a garantire, sulla base dell’analisi dei fabbisogni epidemiologici, i diritti alla salute dei molisani!
Quello che chiediamo e che difenderemo fino in fondo è di tenere attive specialità sanitarie necessarie a garantire adeguati livelli di qualità dell’assistenza e che non potremmo permetterci sulla base di una rigida applicazione del “Regolamento Balduzzi”.
Questa battaglia sarebbe certo più forte se ci fosse una reale unità nelle forze che sostengono tale proposta invece di assumere posizioni che magari danno visibilità ai singoli, ma indeboliscono le posizioni del Molise al tavolo delle trattative con il Governo e le altre Regioni, peraltro poco inclini a concessioni verso chi ha accumulato negli anni passati un deficit come il nostro!
Per quanto riguarda la seconda proposta, fermo quanto già detto, visto che la creazione di una Azienda ospedaliera universitaria prevede il coinvolgimento dei Ministeri, ritengo che sarebbe opportuno fare una proposta più complessiva che tenga conto delle necessità sia della risposta ospedaliera che della risposta territoriale alle cure.
Innanzitutto una premessa fondamentale:
I policlinici universitari sono strutture pubbliche obbligatoriamente accreditate che devono inevitabilmente essere previste dalla programmazione regionale. Dopo il D.Lgs 517/99 non è più possibile istituire policlinici universitari a gestione diretta dell’Università.
Dopo tale data, si possono costituire solo due tipologie di Azienda miste:
1) Aziende ospedaliere costituite in seguito alla trasformazione dei policlinici universitari a gestione diretta, denominate aziende ospedaliere universitarie integrate con il Servizio sanitario nazionale;
2) Aziende ospedaliere costituite mediante trasformazione dei presidi ospedalieri nei quali insiste la prevalenza del corso di laurea in medicina e chirurgia, anche operanti in strutture di pertinenza dell’Università, denominate Aziende ospedaliere integrate con l’Università.
Apprezzando la disponibilità espressa dal Rettore dell’Unimol per la creazione di una Azienda ospedaliera universitaria a diretta gestione universitaria, questa risulta difficilmente praticabile per tre motivi:
1) non è prevista dalla normativa vigente (art. 2 Dlgs 517/99): l’unica opportunità ci sarebbe stata se il Molise avesse avuto un Policlinico universitario con una Facoltà di Medicina già pienamente attiva prima del 1999;
2) non è praticabile alla luce della legge 135/2012 sulla spending review, del Piano di Rientro a cui è sottoposta la regione Molise, che ci obbliga e vincola a non incrementare i costi, duplicare servizi, e a razionalizzare l’esistente;
3) perché al sostegno economico-finanziario delle attività svolte dalla Azienda (art. 2 Dlgs 517/99): concorrono risorse messe a disposizione sia dall’Università sia dal Fondo sanitario regionale. Regioni e Università concorrono con propri finanziamenti all’attuazione di programmi di rilevante interesse per la regione e per l’Università, definiti d’intesa.
Sarebbe entusiasmante ed oggettivamente conveniente ma allo stato attuale poco concreta, quella di pensare che un nuovo soggetto, l’Azienda ospedaliera universitaria, possa assicurare tutto il percorso di laurea e post laurea della Facoltà di Medicina, rilevando, quale sede dell’attività di formazione ricerca ed assistenza, gli ospedali a gestione diretta regionale, a cui la regione contribuirebbe con il solo riconoscimento delle prestazioni erogate (drg e tariffe), cedendo nell’ambito della trasformazione di personalità giuridica tutti i beni mobili, immobili e personale del SSR.
La possibilità che abbiamo e alla quale stiamo lavorando con l’Università e con il delegato del Rettore, Prof. Luca Brunese, è quella di una Azienda sanitaria regionale integrata con l’Università, con la partecipazione alle spese prevista da un protocollo d’intesa Regione/Università in avanzata fase di definizione.
La proposta complessiva alla quale stiamo lavorando è una riorganizzazione e razionalizzazione dell’esistente, con un piano di ri-articolazione delle attività clinico-assistenziali comprese quelle integrate, l’individuazione delle vocazioni specifiche dei presidi hub e spoke, l’adozione del modello organizzativo per intensità di cura, l’utilizzo di setting assistenziali improntati all’appropriatezza e all’efficienza produttiva.
Questo è possibile soltanto rendendo l’ospedale Cardarelli il fulcro, l’hub, delle reti di emergenza e tempo dipendenti (quelle relative a patologie come il trauma grave, l’infarto e l’ictus), in cui gli elementi fondamentali per tutelare la salute dei pazienti sono sia il fattore tempo, sia la possibilità che il paziente che giunge trovi un equipe con sufficiente esperienza nella gestione di casi gravi.
I presidi di Isernia e Termoli, pur rappresentando i nodi spoke della rete ospedaliera, che risponde alla domanda di assistenza per acuti tramite un modello organizzato in rete in base a livelli di complessità crescente, svolgeranno comunque il ruolo di struttura operativa deputata all’assistenza dei soggetti affetti da una patologia a insorgenza acuta e con compromissione funzionale, nonché di gestione di attività programmabili richiedenti un setting tecnologicamente e organizzativamente complesse.
L’Azienda territoriale nel suo forte ruolo di committenza così come previsto dal Dlgs 502/92 e s.i.m., svolgerà il ruolo di garanzia della presa in carico dei cittadini che hanno bisogno di cure in modo integrato tra ospedale e territorio e con una continuità assistenziale tale da non lasciare nessuno solo di fronte ad una malattia. Il ruolo e funzione dei distretti sanitari e delle case della salute sarà quello di costruire e solidificare la rete delle cure territoriali con una risposta articolata e capillare nei territori alla fragilità e cronicità soprattutto delle persone anziane e disabili.
Per concludere è utile il massimo del dibattito sul futuro del nostro Ssr, ma è necessario il dovuto approfondimento, dandoci tutti, l’obiettivo di definire un tempo per il dibattito ed un tempo per assumere decisioni condivise, su cui condurre una battaglia comune che veda insieme tutte le forze democratiche della regione unite nel difendere il nostro Servizio sanitario regionale, sapendo che non possiamo permetterci, pena la perdita di ulteriore credibilità e affidabilità, di fare fughe in avanti a scapito delle risorse pubbliche oggi già molto esigue, né tantomeno illudere i molti, che nella partita della Sanità molisana si può “vincere facile” e con proposte irrealizzabili sotto il profilo economico-finanziario.
La sanità pubblica non è gratis, è un diritto che va garantito utilizzando le risorse (poche) a disposizione con criteri di responsabilità, appropriatezza e rigore di contenuto, metodologico ed etico”. È quanto afferma e spiega il presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura.
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