Sulla fusione Cardarelli-Fondazione l’avvocatura della Regione conferma che la ex Cattolica è e resta una fondazione di diritto privato, quindi i suoi 105 posti letto non possono essere considerati “pubblici” come previsto dal commissario della Sanità e dai suoi amici. Ancora caos sul progetto di integrazione pubblico-privato tanto sostenuto dalla triade Pd Frattura-Ruta-Leva e tanto osteggiato dai cittadini. Dopo lo scambio epistolare non proprio amichevole tra vertici della Cattolica e Regione, ora vi mostriamo il documento che boccia il progetto del Commissario ad acta.
Prima, però, un passo indietro. Durante la discussione del Bilancio di fine aprile il Pd presenta un ordine del giorno che legittima politicamente la delibera di giunta numero 180/2016 e impegna il Presidente della Regione a chiedere il cambio dello Statuto della Fondazione. Il concetto che il PD ha provato a far passare è semplice: se la governance diventa a maggioranza pubblica allora si potrà realizzare l’integrazione escludendo qualsiasi interesse di tipo privato.
Il Movimento 5 Stelle Molise si è opposto perché allora come oggi non si capisce come la Regione voglia gestire l’integrazione pubblico-privato e perché il Molise resterebbe l’unico caso in Italia in cui un soggetto privato si sostituisce al pubblico nell’erogazione di servizi emergenziali come la rete cardiologica.
Qualche giorno più tardi vi abbiamo addirittura annunciato la possibilità del pagamento di un fitto al privato per l’utilizzo dei locali dell’Università Cattolica, realizzati interamente con soldi pubblici, che significherebbe far sborsare altri soldi ai cittadini.
Non ci siamo fermati. Abbiamo fatto un accesso agli atti per conoscere il parere dell’avvocatura regionale sull’intero progetto di fusione, in particolare sul cambio di governance e sulla riorganizzazione sia dei servizi che del personale.
La triade Pd ci aveva assicurato la trasformazione di 105 posti letto in pubblici con riequilibrio del rapporto pubblico-privato. Il 9 maggio scorso Ruta e Leva, infatti, spiegavano al Quotidiano del Molise che “i posti letto del pubblico saranno pari al 75%, 25% per il privato”. E aggiungevano all’Ansa che “è possibile una corretta gestione dell’ospedale unico, in quanto la regia sarebbe tutta pubblica e al Cardarelli verrebbe aggiunta l’offerta sanitaria resa oggi dalla Fondazione con gli oltre cento posti letto ad essa accreditati dalla previsione dei piani operativi”.
Questo, invece, è quanto si legge nel parere dell’avvocatura numero 46618/16, predisposto dalla responsabile Claudia Angiolini e sottoscritto dal direttore generale Massimo Pillarella: “La Fondazione resta costituita per la produzione di servizi collocati sul mercato in regime di libera concorrenza, escludendosi così, in radice, la caratteristica propria dell’organismo pubblico avente finalità generale”. Infatti la Regione paga le prestazioni sanitarie in funzione del prezzo concordato con il soggetto privato che non è affatto la stessa cosa che si fa per il servizio pubblico.
Inoltre “anche dopo il cambio nella ‘governance’, la Fondazione manterrà la sua natura privata, non sussistendo i presupposti che congiuntamente devono essere presenti affinché la stessa possa essere qualificata come organismo pubblico” poiché, tra le altre cose, “la Fondazione non esercita funzioni pubbliche e non ha prerogative proprie di una pubblica amministrazione ma svolge, e continuerà a svolgere, attività di carattere commerciale, sebbene senza scopo di lucro, al pari delle altre strutture sanitarie private accreditate”.
Poche righe che confermano tutte le preoccupazioni che il Movimento 5 Stelle, insieme a comitati e cittadini, ha portato in piazza mercoledì scorso. Adesso non siamo solo noi a denunciarlo ma è il Direttore generale della Regione Molise a sottoscriverlo!
Sanità, Movimento 5 Stelle: l’avvocatura boccia Frattura, Ruta e Leva
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