Il segretario regionale dello Smi, Fernando Crudele, interviene sul convegno organizzato a Campobasso nei giorni 7 e 8 febbraio dall’assessorato alla Salute della Regione Molise: “A nostro avviso – spiega – siamo di fronte a un grottesco spreco di denaro pubblico. Si organizzano due giorni di seminario senza coinvolgere quelli che dovrebbero essere i protagonisti dei nuovi servizi sanitari territoriali.Oltre a non essere stati invitati come relatori – lasciando spazio solo ai tecnici dell’assessorato – i medici di famiglia sono stati messi nelle condizioni di non partecipare: dovendo garantire l’apertura degli ambulatori, di fatto non possono intervenire”.
“Il seminario in questione, valido ai fini formativi, ha un tema che sa di beffa – rincara la dose Crudele –: si parla di ‘POS 2015-2018: verso gli Ospedali di Comunità e le Case della Salute nel Molise. Buone pratiche regionali e strumenti di attuazione’, ma si tengono volutamente fuori dal discorso coloro che dovrebbero costruire questo nuovo modo di concepire la sanità. Basta leggere il programma dell’evento – aggiunge il segretario regionale Smi – per avere chiara la filosofia di fondo della futura riorganizzazione della cure primarie e territoriali nella regione Molise: vogliono fare le case della salute, come nel resto di Italia, ma a differenza del resto del Paese, escludono completamente il coinvolgimento dei medici di famiglia.
È evidente dall’elenco dei relatori, ma è ancora più chiaro perché i giorni prescelti coincidono con gli orari di apertura degli ambulatori. Non un fine settimana, che avrebbe consentito una facile partecipazione dei medici di famiglia, ma martedì e mercoledì! Se si iscrivessero al corso tutti e 280 medici di famiglia della regione Molise, come sarebbe naturale, l’assistenza territoriale chiuderebbe per due giorni motivi formativi. A discapito dei cittadini.
Un vero festival dell’assurdo – conclude Crudele – che allontana la sanità molisana dai cittadini e dagli standard minimi delle altre regioni italiane”.
Sanità, lo SMI denuncia: fanno le case della salute senza coinvolgere chi deve gestirli, i medici di famiglia
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