Il titolo scelto non è il frutto di elucubrazioni notturne di disturbati mentali, bensì, il refrain, usiamo una parola entrata nell’uso comune, della ricetta dettata dal professor Diaforius, uno dei personaggi del “malato immaginario” di Molière, pseudonimo di Jean-Baptiste Poquelin per dare sollievo ad Argante. Titolo che ci permettiamo di prendere in prestito per commentare quello che sta accadendo nel complesso e purtroppo malatissimo pianeta sanitario molisano. Un pianeta che certamente farebbe “pendant” con i mali del protagonista della commedia del commediografo francese che morì in scena per un colpo apoplettico. Affezione che fu scambiata per una finzione scenica, che finzione non era, perché a distanza di pochi giorni “il dissacratore del regno del re sole” morì adagiato su di una poltrona che ancora si conserva nel museo della “Commedie Francaise” era il 17 febbario 1673.
Di secoli ne sono passati e di malati anche, ma mai come quelli che, se non si corre prontamente ai ripari, ci riferiamo allo stato di “coma de passè” della sanità molisana, potrebbero “terminare” per le incongruenze della situazione che si è venuta a creare nel Molise. Incongruenze che da molto tempo hanno messo in seria difficoltà un settore che è in attesa del distacco definitivo dei macchinari che lo tengono in vita, se di vita si può parlare. Un settore che, invece solo se si volesse, ma a quanto pare non c’è volontà, potrebbe rappresentare un fiore all’occhiello di questa regione per le basi che in passato sono state poste. Basi che avevano presupposti validi tant’è che strutture di eccellenza, davano sollievo a chi era costretto ai viaggi della speranza pur di risolvere le “affezioni” che evidentemente non era possibile curare. Basi che oggi sono del tutto annientate per il “non rinforzo” che potrebbe rimettere in sesto quello che esiste senza dover apporre all’ingresso il cartello con su scritto “chiuso definitivamente per mancanza di mezzi ma soprattutto di volontà specialmente politica”.
Parole che rappresentano la chiosa di un discorso che non giustifica assolutamente una situazione inammissibile e inaccettabile. Parole che, con tristezza e amarezza sono la prova provata che i proclami fatti da tutte le forze politiche, nessuno escluso hanno il valore del “due di coppe”. Simbolismo da gioco di carte che danneggia non solo la collettività ma la sanità stessa contraddistinta non da un H rossa che sta per Ospedale ossia salvezza ma da un H nera ossia morte. Sanità che, nonostante le dimostrazioni, i cortei, gli incontri, è l’unica vittima di chi non ha programmato o non ha voluto programmare per motivi a noi sconosciuti. Materia delicata la programmazione specialmente quella sanitaria che, ironia della sorte fa da spalla, agli strali lanciati all’indirizzo di chi forse nell’inerzia totale non ha provveduto alla quadratura del cosiddetto “cerchio“ non magico tanto per intenderci; peccato però che non ci si rende conto che le cure che si vorrebbero mettere in atto sono solo un palliativo per i mali che affliggono questo delicatissimo comparto del sistema Molise. Il quale, tra conti in rosso scarlatto, tavoli di concertazione, incontri tra le parti, sta per esalare l’ultimo respiro.
Un ultimo anelito di vita che si spegne lentamente tra accuse e baruffe tra le parti anche se il dottor House vista la situazione direbbe: “la soluzione è facile basta risolvere il puzzle della vita delle strutture che si prendono cura del paziente”. Massimo Dalla Torre
( Le Malade imaginaire – dipinto di Honoré Daumier)