” Non sono solito intervenire frequentemente su questioni di interesse sanitario. Lo faccio oggi, attraverso queste poche righe, non già per alimentare sterili polemiche che nulla aggiungono alla discussione sul tema, quanto piuttosto per sottolineare un dato statistico su cui, a mio modesto parere, è opportuno soffermarsi con maggiore attenzione se si vuole contribuire in maniera seria e costruttiva al dibattito su un argomento di così grande interesse e attualitàMi riferisco, nello specifico, ai dati relativi alla mobilità sanitaria 2016 pubblicati dal Quotidiano Sanità che misurano la capacità attrattiva, da un punto di vista dell’offerta ospedaliera, delle regioni italiane. Questi dati parlano di un Molise come unica regione dell’intero centro-sud Italia ad avere un saldo positivo: la nostra regione, in sostanza, attira molti più pazienti da altre regioni di quanti ne esporti. Un’evidenza che conferma, migliorandolo addirittura, il trend degli anni precedenti e che dimostra quanto il Molise sia in grado di reggere la sfida competitiva – in ambito sanitario e non solo – se riesce a valorizzare le sue enormi potenzialità.
Nel raggiungimento di questo straordinario risultato – che dovrebbe renderci tutti orgogliosi – un ruolo fondamentale, se non decisivo, lo ha svolto la capacità di Neuromed e Cattolica di attirare pazienti da tutto il centro-sud Italia. Questo va detto con estrema chiarezza, per non fare un torto alla verità e all’intelligenza dei cittadini molisani.
E tuttavia spiace constatare come il dibattito sulla sanità, a volte, sembri essere condizionato da pregiudizi ideologici che portano al paradosso per cui sul banco degli imputati vi è ciò che funziona invece di ciò che non funziona. Tentare, infatti, di far passare il messaggio secondo cui la sanità convenzionata è il grande problema del Molise è come voler far credere che le nostre città siano illuminate da lucciole e non da lampioni: un’argomentazione che violenta la realtà.
Una realtà che racconta invece di una regione piccola ma con una forte capacità attrattiva. I cittadini che dall’Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Basilicata (solo per citarne alcune) scelgono di farsi curare in Molise lo fanno per una ragione ben precisa: perché riconoscono nell’offerta sanitaria molisana una qualità e un’eccellenza difficilmente riscontrabili altrove.
Un primato che molti ci invidiano e di cui dovremmo andare orgogliosamente fieri. Un risultato da sottrarre all’invidia, alle gelosie, ai rancori, ai personalismi di vario genere e consegnare invece alla nostra capacità di fare sistema, di andare oltre le divisioni, di immaginare e programmare insieme le linee guida su cui far correre il treno della crescita e dell’occupazione nella nostra regione in cui – a ben vedere – il settore della sanità convenzionata rappresenta un’eccellenza e non certo un problema.
Non commettiamo dunque l’errore di disperdere i nostri primati – che tutte le altre regioni ci invidiano – in uno sterile scontro tra pubblico e privato che non soltanto non fa bene a nessuno ma che distoglie l’attenzione dai veri problemi che minano la competitività dei nostri territori. L’unità e la compattezza con cui in questi mesi si sta affrontando il problema della possibile soppressione della Corte d’Appello di Campobasso dimostrano che è possibile lavorare insieme ed attivare le giuste sinergie allorquando è in ballo il futuro di questa regione.
Circa un anno fa lanciai l’idea di fare del Molise un cluster d’eccellenza per le cure sanitarie dell’intero centro-sud Italia. Una prospettiva certamente ambiziosa ma perfettamente compatibile con il profilo socio-economico regionale, così come i dati pubblicati in questi giorni confermano, nella consapevolezza che in alcuni momenti è facile usare argomenti fuorvianti per andare dove soffia il vento: più difficile – ma coraggioso e onesto – dire la verità e nuotare controcorrente”. Questa la nota dell’eurodeputato molisano Aldo Patriciello in merito alla “questione” sanitaria molisana.
Sanità in Molise, Patriciello: non commettiamo l’errore di disperdere i nostri primati in uno sterile scontro tra pubblico e privato
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