“Se per evitare il commissariamento della nostra sanità, le condizioni, che il Tavolo tecnico di Roma continua a imporci, si riducono ancora una volta all’indistinta chiusura degli ospedali pubblici, all’aumento delle tasse per i cittadini, alla contrazione di un nuovo mutuo di 290 milioni di euro e al licenziamento di centinaia e centinaia di operatori che lavorano nel nostro servizio regionale, noi per primi diciamo no.
La riorganizzazione dell’offerta sanitaria, per noi, passa esclusivamente per due canali precisi, qualità ed efficienza. Parametri, la qualità e l’efficienza, che per i tecnici del Ministeri dell’economia e del Ministero della salute evidentemente contano poco o niente. Usciamo dalla nuova verifica per gli adempimenti regionali e comitato Lea con la certezza che non ci sia alcuna voglia di sentire altre motivazioni che non quelle meramente ragionieristiche. Il diritto dei cittadini alla salute, però, non è un conto matematico.
Ignorato, in tal senso, l’importante lavoro di prospettiva, di nuovi indirizzi che pure oggi volevamo mostrare a Roma. La parte tecnica, trincerata dietro a un muro di contrarietà impenetrabile, in particolar modo la rappresentanza del Mef, continua a imputarci inadempienze, tutte derivanti dal passato, sia sul versante economico sia sul versante sanitario fermandosi ad analizzare, oggi, in maniera esclusiva soltanto il 2013. Nessuna valutazione dei nuovi processi messi in atto, nessuna possibilità di una attenzione diversa, proprio in virtù del nuovo corso, nei riguardi del Molise.
Impossibile accettare, per quanto riguarda il personale da impiegare nelle strutture pubbliche, la soluzione delle graduatorie, visto che l’ultima a nostra disposizione risale a ben dodici anni fa. Con un blocco del turn over che paralizza il sistema da anni e che certo non è imputabile a noi, come si fa adesso a parlare di 500 contratti a tempo determinato in esubero? Come è possibile avanzare l’ipotesi di licenziamenti, ipotesi cavalcata tra gli altri anche dal subcommissario Rosato, suggeritore addirittura di nuove misure restrittive? Non ci possono venir contestate proroghe nei fatti indispensabili ed essenziali, è un gioco al massacro al quale noi ci sottraiamo. La sanità la fanno medici, infermieri, operatori di ogni livello, si può prescindere dal loro contributo, dalla loro prestazione, dalla loro professionalità? Senza di loro in che modo si garantisce qualità? Senza di loro come si assicurano i livelli essenziali di assistenza?
Come si fa a pensare che un territorio regionale, ancorché dai numeri contenuti in termini di popolazione, possa non avere ospedali? La politica, il buon governo, non si fanno con i tagli. È facile, ma non è né etico né giusto. Noi ci confrontiamo con i cittadini, con i cittadini abbiamo discusso e discutiamo anche scelte molto difficili. Questo è il nostro compito, non il resto.
Il Molise non può permettersi sei ospedali pubblici, lo sappiamo, ma questo non vuol dire semplicemente: chiudiamo, semmai riorganizziamo. Puntiamo alla qualità, alla sostenibilità, all’efficienza, all’appropriatezza. Era ed è la nostra idea.
Non è convincente? Ne prendiamo atto. Aspettiamo che il Governo risponda a questa nuova richiesta di commissariamento per il Molise. Non sarò io a liquidare la nostra sanità, i nostri diritti di cittadini molisani. Del nuovo commissario “numeri e accetta” ne saranno contenti poi forse solo coloro che con invettive, attacchi e contestazioni ci hanno “favorito” in questo difficile compito di riorganizzazione del servizio sanitario regionale, oggi davvero a rischio più di ieri”.
Così il presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura, all’uscita della riunione congiunta del tavolo adempimenti e comitato Lea.