Dodici anni fa alle 12.30 circa il Molise piombò nella disperazione più grande. San Giuliano di Puglia piccolo centro della provincia di Campobasso salì agli onori, si fa per dire onori perché quello che successe è indescrivibile, delle cronache nazionali. Una scossa tellurica dell’ottavo grado della scala Mercalli ossia morte e distruzione cancellò un’intera generazione di bambini che morirono con la loro maestra sotto le macerie della scuola elementare Francesco Iovine. Una tragedia che oggi a distanza di oltre un decennio è ancora viva nei cuori dei molisani e in particolare degli abitanti del paese che ha negli occhi ma soprattutto nelle orecchie gli echi di un qualcosa che difficilmente può essere dimenticato, perché inaccettabile. Ventisette angeli che indicano la strada affinché tragedie simili non si ripetano. Ventisette cuori più quello della loro maestra che si sono fermati sotto i banchi e che fanno sentire il loro battito nonostante sono passati tanti anni. Anni di accuse, di speranze, di rancori. Anni fatti di ricordi che riconducono a quella terribile giornata che non faceva presagire nulla di buono perché nella notte c’erano state alcune avvisaglie di quello che sarebbe accaduto l’indomani. Un domani che è divenuto lungo, come lunghi sono gli attimi che ricordano che non si può assolutamente accettare una cosa simile. Attimi che hanno unico testimone i rintocchi della campana che suona a monito di quanto è successo. Rintocchi che nel silenzio più assordante, parola in netta antitesi con la vita che è ripresa a fatica a San Giuliano, faranno fermare tutto e tutti nessuno escluso. Rintocchi pieni di dolore. Rintocchi quale testimoni di un avvenimento che lascia attoniti, senza parole. Rintocchi che accompagnano il rispetto che si deve a chi non è più con noi. Un’assenza che ha trasformato chi ricorda nel silenzio senza esternazioni. Un’assenza che si nota specialmente quando ci si aggira tra le stradine che caratterizzano le casette del villaggio che ha accolto chi è stato ed è testimone di un avvenimento che ha segnato profondamente. Un segno che spezza. Un segno che al minimo sussulto risveglia l’incubo che ha fatto si che le speranze si spegnessero in pochi istanti. Un segno che deve servire affinché quello che è stato non si ripeta più altrimenti tutto andrà vanificato, come vanificati sono stati i sogni che si sono fermati in quel terribile fine ottobre del 2002. (Massimo Dalla Torre)
San Giuliano di Puglia: difficile non ricordare
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