La riforma della scuola, all’esame del Senato della Repubblica che ne discute per la prima volta, ha diversi aspetti condivisibili a partire dalla giusta e attesa immissione in ruolo di 100.000 docenti precari. Altri aspetti sono necessariamente da modificare: dal ruolo assegnato ai dirigenti scolastici, dalla modalità di finanziamento della scuola pubblica e di quella paritaria, alla discriminazione tra precari da stabilizzare.In tal senso ho depositato emendamenti e sono intervenuto in discussione generale nella commissione Istruzione del Senato, per spiegare, da docente, le ragioni del dissenso registrato da chi vive quotidianamente la scuola, manifestato con l’adesione quasi unanime allo sciopero del 5 maggio scorso.
La scuola infatti non ha bisogno di autoritarismo ma di autorevolezza; i docenti devono essere assegnati alle scuole in base alle graduatorie e devono essere valutati ma in base a criteri oggettivi e non in base ad una valutazione arbitraria del dirigente scolastico: la scuola deve compiere il proprio percorso su basi democratiche affidandosi non sulla bontà delle persone ma sulla bontà delle regole.La formazione sociale più importante dopo la famiglia, deve vedere esaltati i valori costituzionali della responsabilità in quanto comunità educante come quello della libertà d’insegnamento, definito in modo chiaro nella nostra carta costituzionale. Sono convinto, anche dopo la riunione di gruppo dei senatori del PD nella quale ho ribadito queste criticità necessariamente da superare, che sia possibile giungere ad un testo ampiamente condiviso anche dal mondo della scuola e che sia in grado di garantire alle nuove generazioni strumenti didattici più innovativi e più efficaci.
Sen. Roberto Ruta
Ruta (PD): Il ddl sulla scuola va modificato perchè sia la buona riforma che l’Italia reclama
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