Si è tenuta nella mattinata del 4 agosto, presso la sala consiliare di Pietracupa, la tavola rotonda “Rocciamorgia Donna”.
Il primo gesto rivoluzionario, diceva Rosa Luxemburg, è chiamare le cose con il loro vero nome. Sono passati anni da questa affermazione e ci si ritrova ancora oggi a discuterne perché il linguaggio e, quindi, gli stereotipi che ancora pervadono la nostra società rendono invisibili le donne. Con la docente universitaria Fridanna Maricchiolo è stato questo il fulcro del dialogo che ha visto numerosi partecipanti, di cui molti uomini. È emerso, durante gli interventi, un quadro spesso caratterizzato da luci e ombre. Se da un lato le donne hanno raggiunto posizioni di prestigio vi è ancora la tendenza, forse per abitudine e un retaggio culturale difficile da scardinare, di perdere quello stesso prestigio e credibilità. E questo nel corso degli anni mette un freno a un’evoluzione del concetto di parità di genere e abbattimento degli stereotipi.
Nell’intervento di Marilena Ferrante – Donne e Lettere, si è parlato delle rappresentazioni stereotipate del maschile e del femminile, che si perpetuano nei secoli in vari contesti sociali e a tutti i livelli. Da assidua lettrice di romanzi, la Ferrante ha portato all’attenzione della platea testi come quello della Maraini con “La lunga vita di Marianna Ucrìa” che sottolinea il divario di una condizione femminile minoritaria, umiliante e per molti aspetti devastante di una Sicialia di metà Settecento che la vede acquisire nel tempo una consapevolezza e guardare così gli eventi in una nuova luce e di rivendicazione dei propri diritti. Dal Settecento al Novecento con la storia di Rita Atria. Marilena Ferrante ha analizzato il libro “Volevo nasce vento” dove viene raccontata in forma di romanzo la storia di Rita che ha vissuto per anni con “il mostro” (la mafia), ma non si fermata davanti a nessuna ritorsione. L’incontro con Borsellino è stato per lei importante tanto da definirlo un perno della propria vita tanto che quando viene dilaniato con la sua scorta la giovane Rita subisce un crollo e perdita nelle sue speranze. Una donna che rappresenta da anni una icona per coloro che tradivano per ribellarsi all’oppressione e soprusi.
La mattinata è poi proseguita con l’intervento di Maria Pia Ercolini che ha dato il via su Facebook al gruppo Toponomastica femminile. Una battaglia che l’ha vista in prima linea per rivendicare una maggiore attenzione alle strade intitolate prevalentemente ad uomini. L’intento, ha spiegato, è quello di fare pressione sul territorio per avere strade, piazze, giardini e luoghi urbani dedicati a donne per compensare l’evidente sessismo che ha l’attuale toponomastica. I nomi delle strade urbane, nell’Europa continentale, sono il risultato di scelte politiche e ideologiche ben chiare e consentono di leggere orientamenti e mode delle rispettive società. Nell’Italia preunitaria prevalevano il riferimento a santi, a mestieri esercitati sulle strade e alle caratteristiche fisiche del luogo. In seguito, la necessità di cementare gli ideali nazionali portò a ribattezzare strade e piazze, dedicandole a protagonisti, uomini, del Risorgimento e in generale della patria; con l’avvento della Repubblica, si decise di cancellare le matrici di regime e di valorizzare fatti ed eroi, uomini, della Resistenza. Ne deriva un immaginario collettivo di figure illustri esclusivamente maschili. Mancano quasi ovunque le donne della Costituente, ma sono assenti anche le musiciste e le letterate. E in Molise? Una situazione non rosea che vede per 136 Comuni molisani una scarsa attenzione alle tematiche di parità di genere.
Infine l’intervento di Rosina Garritano, esponente del Pd nel Municipio IV Di Roma, ha portato la sua esperienza in ambito politico e come lei stessa creda che la memoria è fondamentale, soprattutto per le giovani generazioni, per ricordare da dove partiamo. Non c’è futuro senza memoria. Spesso si tende a dare per scontate molte situazioni, invece è una lotta continua l’affermazione dei diritti perché è facile tornare indietro.