Ancora un successo per l’Asd Rocchetta Bike presieduta da Paola Ialongo, che quest’anno, in occasione della seconda edizione della cronoscalata del Volturno è riuscita a portare a Rocchetta a Volturno, un’ospite speciale. La signora Tonina Pantani, mamma del compianto Marco, ha presenziato nella serata di venerdì 14 agosto, al convegno di chiusura dell’evento sportivo, che da due anni a questa parte, si arricchisce anche di un momento culturale e ricreativo. Al convegno, moderato dal giornalista Michele Visco, oltre una grande partecipazione di pubblico, hanno preso parte anche gli atleti che si sono sfidati nella cronoscalata della mattina. Folta anche la rappresentanza istituzionale con in testa il sindaco di Rocchetta Teodoro Santilli. Tanti i temi trattati nella chiacchierata informale con mamma Pantani. Dall’apice della carriera del “pirata” fino ai suoi momenti più bui tra cui quello di Madonna di Campiglio, quando Marco venne fermato per ematocrito alto alla viglia di una nuova vittoria del Giro D’Italia. “Esiste, purtroppo – ha spiegato la signora Tonina Pantani al pubblico presente – ancora qualcosa di marcio nel mondo del ciclismo. Un qualcosa che fa vincere i poteri forti e condanna i più deboli ma allo stesso tempo i campioni come mio figlio”. Inattese le rivelazioni di Tonina Pantani su di una lettera ritrovata poco tempo fa nella quale Marco faceva riferimento ad Armstrong, dicendo di tenerlo sott’occhio perché rappresentava un male per il ciclismo. Infatti, l’atleta americano, vincitore di sette Tour de France, è risultato positivo a sostanze dopanti vedi Epo. Un vero esempio da seguire quello di Marco Pantani che manca agli sportivi italiani da ormai quasi 11 anni. Dalle sue grandi imprese è nata la voglia di rivalsa di mamma Tonina che ha creato una fondazione che fa beneficienza nel nome di Marco Pantani. Un successo per l’Asd Bike Rocchetta che per un pomeriggio ha ricordato con orgoglio e con amore il nome di Marco Pantani, l’eroe delle salite, il pirata delle poesie.
Rocchetta a Volturno: mamma Pantani si confessa. “Mio figlio era pulito e soprattutto non aveva paura di vincere”
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