“Predisporre una proposta di legge dettagliata e articolata idonea a completare il processo di attribuzione delle funzioni; sostenere la funzionalità degli enti locali avviando una nuova fase di delega delle funzioni, sequenziale rispetto alle competenze assegnate e all’opportunità del dimensionamento provinciale”. Questi, tra gli altri, alcuni degli impegni che chiedevamo di prendere al Presidente Frattura con l’ordine del giorno del 27 febbraio 2015, discusso solamente l’8 settembre e respinto dalla maggioranza in virtù di un iter del disegno di legge di riordino delle funzioni delle Province oramai già avviato che, a parer loro, lo rendeva irricevibile; lo stesso Presidente aveva informato l’aula consiliare che “la proposta di legge adottata in Giunta sarà immediatamente trasferita alla Commissione, perché si possa rispettare il termine del 31 ottobre per l’approvazione definitiva della proposta di legge”.
Un testo che recepisce le norme nazionali ma non riorganizza funzionalmente, come invece avrebbe dovuto, l’assetto regionale, una norma che non rispecchia una vera e propria programmazione del futuro della nostra regione, dal quale non si evidenzia una volontà politica precisa e ben delineata, perdendo, ribadiamo ancora una volta, la possibilità di procedere ad una prospettiva di riordino istituzionale strategica del nostro territorio, un’occasione che invece altre realtà regionali hanno saputo cogliere, compiendo un grande passo in avanti.
Dal punto di vista procedurale sarebbe stato importante perseguire la strada di una proposta di legge quadro intesa a rafforzare la nostra struttura in un’ottica di profonda riforma del sistema di governo territoriale, che avrebbe dovuto ricomprendere al suo interno sia l’aspetto del riordino istituzionale delle funzioni delle Province sia la nuova disciplina dell’esercizio associato delle funzioni e dei servizi comunali, si sarebbe dovuto fornire un modello utile e fondamentale per definire al meglio una rinnovata ed efficace governance territoriale, per affrontare le complessità della fase del momento e soprattutto per impostare le premesse necessarie per lo sviluppo del sistema territoriale nel suo complesso.
Riteniamo, come già annunciato nella discussione in aula consiliare, che il Governo regionale avrebbe dovuto dare questa risposta forte rispetto agli scenari disegnati dalla legge Delrio e dalla legge di stabilità 2015, una scelta intrapresa con successo in particolare da Emilia Romagna (L.R. 30 luglio 2015, n. 13), Toscana (Legge Regionale 3 marzo 2015 n. 22), Umbria (Legge Regionale 2 aprile 2015 n. 10) e Abruzzo (Legge Regionale 20 ottobre 2015, n. 32).
La scelta intrapresa dalla Regione può concorrere effettivamente a definire in maniera strategica il nuovo ruolo istituzionale che dovranno avere la Regione, le Province, i Comuni e le loro Unioni, in una cornice che deve essere ispirata al principio di massima integrazione tra tutti i livelli istituzionali regionali?
Rappresenta davvero la scelta giusta per dare le risposte dovute ai cittadini e per garantire appieno i servizi esistenti nell’ottica di un miglioramento delle prestazioni?
In conclusione sarebbe stato importante definire e attribuire compiti e funzioni a ciascun livello di governo, in coerenza con il ruolo istituzionale d’indirizzo, pianificazione e controllo che appartiene alla Regione e con il ruolo di governo di prossimità dei Comuni e delle Unioni dei comuni.
Un’occasione persa per il Molise di migliorare funzionalmente il proprio assetto istituzionale, nonostante i buoni propositi di nuova architettura regionale, snellimento e razionalizzazione del sistema molisano.
Angela Fusco
Giuseppe Sabusco
Nicola Cavaliere