Centinaia di famiglie in cui c’è un non autosufficiente attendono di percepire l’indennità di 400 euro mensili da dicembre 2015 allo scorso mese di maggio. In tutto sono 2.400 euro a persona che possono apparire poca cosa per chi non ha il problema, ma rappresentano un sollievo per quei nuclei familiari.
Da giugno, la Regione Molise ha deciso di sopprimere l’80% di queste indennità riconosciute dal Fondo Nazionale per la Non autosufficienza finanziato dal Ministero del Lavoro, e riconoscerà solo a n. 85 famiglie molisane le 400 euro al mese a fronte delle n. 426 beneficiarie fino al 31 maggio.
Alle rimanenti n. 341 famiglie sono stati promessi servizi finalizzati al benessere psico – fisico della persona non autosufficiente e da giugno si è in attesa di vedere nel concreto quali servizi saranno assicurati dalla Regione Molise con i 2,6 milioni del Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza.
In questi giorni lo stesso Ministero del Lavoro ha inviato alla Regione Molise un doppio stanziamento pari a 4,8 milioni per prendere in carico n. 1800 soggetti svantaggiati con i fondi del SIA – Sostegno all’Inclusione Attiva, a cui si sono aggiunti 2.188.077 euro come fondi del PON – Povertà finalizzati ad aiutare le famiglie in difficoltà.
Come sanno tutti gli operatori del settore sussiste il rischio in Molise che i 7 milioni del SIA e del PON – Povertà resteranno per lungo tempo solo sulla carta perché le strutture dei Centri per l’Impiego versano in condizioni critiche così come manca un raccordo regionale con gli Ambiti Territoriali di Zona, con l’INPS e con i Comuni.
Basti pensare che 1.000.000 di euro, stanziato sul Reddito Minimo ad aprile 2015 con legge della Regione Molise, è ancora fermo nelle casse regionali e ad oggi non c’è stato un solo povero molisano che abbia percepito un euro per rendersi conto della distanza abissale tra gli atti e la realtà drammatica che vive il 25% delle famiglie molisane censite dall’ISTAT sotto la soglia di povertà.
La scelta di accorpare le politiche sociali con l’Assessorato alla Sanità potrà essere stata utile per finalità sconosciute, ma ciò che è certo è che giacciono nelle casse regionali 12 milioni di euro di fondi FSE – Obiettivo Tematico 9 dell’Unione Europea destinati al contrasto alla povertà, ma ad oggi nemmeno un euro di queste somme è stato messo a bando con gravi ricadute per le fasce svantaggiate molisane costrette a rimanere senza alcun sostegno.
La misura della “borsa lavoro” nel 2015 ha consentito a 1400 persone di operare in attività socialmente utili con i comuni percependo 500 euro al mese per 6 mesi, ma questa buona pratica nel 2016 è stata dimenticata e non è stata attivata, così come non risultano avviate altre o diverse azioni di contrasto alla povertà.
Su queste drammatiche problematiche è sceso il silenzio e nemmeno le 1000 firme raccolte sul territorio da tanti volontari e trasmesse al Presidente del Consiglio Regionale ai sensi dell’art. 82 del Regolamento che disciplina le petizioni popolari, sono state sufficienti per avviare in Aula la discussione sulle Politiche Sociali. Non abbiamo strumenti aggiuntivi per far arrivare la voce del disagio all’interno delle sedi istituzionali e prendiamo atto che è semplice decidere di non occuparsi di questo problema scegliendo di rimuovere l’argomento.
Purtroppo le famigli in difficoltà restano a vivere il proprio disagio con la dignità di sempre, la rassegnazione e la consapevolezza di vivere una persistente umiliazione.
Per loro è più difficile rimuovere l’argomento.
Rimuovere le politiche Sociali non cancella i bisogni delle fasce svantaggiate della popolazione
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